LA DIFFICILE ALLEANZA

di Pierluigi Castellani

L’alleanza tra PD e 5Stelle per le amministrativa non decolla. Questo stallo sembra che stia dando ragione a quanti all’interno del Pd non hanno mai creduto alla possibilità di un’alleanza strutturale tra le due forze politiche per cercare di rendere competitivo il centrosinistra di fronte al centrodestra che, seppure diviso tra chi è in maggioranza di governo e chi no, non manca di presentarsi unito agli appuntamenti elettorali. Questa alleanza, vagheggiata prima da Nicola Zingaretti ed ora perseguita anche da Enrico Letta, trova soprattutto difficoltà all’interno del Movimento di Grillo anche se voluta da Giuseppe Conte, indicato come futuro capo politico del Movimento. L’inciampo sta proprio nelle difficoltà in cui si trovano i 5Stelle, divisi tra chi rincorre la stagione dei vaffa e chi ha oramai provato l’ebbrezza di sedere in importanti poltrone di governo. Ma è l’irrisolta identità del Movimento, che stenta a farsi partito e che non riesce, per ora, a venir fuori dalla matassa di grovigli giudiziari rappresentata dai non chiari rapporti con la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio. Del resto le incertezze dei grillini sono accresciute dai continui rinvii del progetto del prof. Conte, che non essendo neppure iscritto al partito a cui si candida alla guida, non può presentarsi alla competizione, se mai venisse indetta con la norma statutaria ora in vigore, per la scelta dei vertici del Movimento. Insomma un bel pasticcio che non si sa quando verrà risolto. Ma la verità sta tutta nell’ambiguità in cui i 5Stelle fin dalla loro nascita hanno vissuto. Il dichiararsi né di destra né di sinistra, il ricercare il voto con una piattaforma chiaramente populista, sono tutte questioni che impediscono una chiara collocazione di centrosinistra. Dal populismo, comunque lo si voglia definire, difficilmente può nascere una forza politica progressista e democratica. Come fa il riformismo del PD a convivere con un populismo fino ad ora convissuto con tutti i movimenti spontanei che hanno contrastato ogni tentativo di dare un volto moderno al paese? E’ a questa domanda che i dirigenti PD dovrebbero trovare una risposta. Quando un dirigente come l’Appendino, attuale sindaco di di Torino contraddistintasi per la sua vicinanza ai no tav, afferma che mai i 5Stelle voteranno,  in un eventuale ballottaggio,  il candidato sindaco del PD perché i matrimoni combinati non possono reggere, c’è molto da riflettere e da pensare a come costruire il nuovo centrosinistra se una forza, per ora alleata dei dem nel governo Conte 2 e nel governo Draghi ,si sottrae ad ogni impegno negli appuntamenti elettorali. Il nuovo centrosinistra non può non nascere da un coinvolgimento ampio di forze sociali ,politiche e pezzi importanti della società civile che intendono dare un contributo per ammodernare e far rinascere il nostro paese in un’ottica chiaramente europeista e riformista. Intorno a questo nucleo centrale è certamente importante che si possa arrivare ad aggregare anche quella parte dei 5Stelle, che, dopo la difficile esperienza di governare  laddove gli slogan populisti non servono a niente anzi risultano deleteri, intendono dare davvero un contributo alla rinascita del paese dopo la terribile crisi dovuta alla pandemia. Sappiamo bene che con la destra sovranista l’Italia rischierebbe la sua credibilità in Europa con conseguenze molto gravi.  Grillo, Conte e quanti altri dei 5Stelle sono ben consapevoli di questo pericolo?