LA STORIA TORNA INDIETRO

di Pierluigi Castellani

Al vertice della Nato, tenutosi recentemente a Bruxelles, sembra che si sia assistito ad un vero e proprio balzo indietro della storia. Ancora una volta Russia e Cina vengono indicate come possibili minacce per i paesi dell’alleanza nordatlantica anche se per modalità e per utilizzo di strumenti diversi da quelli della guerra fredda. Come è potuto accadere tutto ciò a tanti anni di distanza dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine del blocco comunista  mentre si rispolvera e si aggiorna l’art. 5 del trattato, che prevede il mutuo soccorso di tutti gli stati del patto nel caso di una minaccia ad un singolo paese della Nato? Tutto questo avviene in mutate condizioni di rapporti internazionali rispetto alla situazione di prima del 1989, eppure gli attori sono sempre gli stessi: Russia e Cina da una parte e gli Usa con i suoi alleati dall’altra. E’ indubbio che Wladimir Putin con la sua politica nazionalista stia rincorrendo ancora una volta il sogno panrusso della grande Russia dell’era sovietica, mentre il suo disinvolto porsi nelle relazioni internazionali con l’unilaterale annessione della Crimea, le pressioni sull’Ucraina, l’appoggio incondizionato ai dittatori come Lukashenko in Bielorussia, il suo cercare di espandere la sfera di influenza nei confronti degli stati facenti parte prima dell’Urss, l’atteggiarsi sempre più come autocrate in disprezzo dei diritti umani, tutto sta a ricordare il passato e quindi non è poi così tanto esagerato pensare che si stiano mettendo indietro le lancette della storia. La Cina non è da meno. Forse l’unico paese, insieme alla Corea del Nord, a dichiararsi apertamente comunista ha preso ad espandere la sua influenza con massicci investimenti in molti paesi in via di sviluppo e con il suo capitalismo comunista in economia ( proprio un ossimoro)   cerca di porsi come leader mondiale e quindi sostituire l’America nella leadership del mondo. La penetrazione commerciale cinese è enormemente accresciuta e sono molti i paesi occidentali, a cominciare dalla Germania, ad essere fortemente esposti sul versante della dipendenza dall’industria cinese in settori ora vitali per l’evoluzione tecnologia in molti campi, dai pannelli solari all’elettronica. Non si può neppure dimenticare che il gigante asiatico è anche un gigante nel campo degli armamenti. E’ quindi comprensibile che l’America di Biden, che ha, dopo l’era Trump. rilanciato il multilateralismo sia preoccupata di riallacciare stretti rapporti con i suo antichi alleati della Nato  e voglia contrastare l’influenza della Cina e della Russia. Ci sono in gioco molte cose, ad iniziare dalla difesa dei diritti umani sotto ogni latitudine. A differenza del passato, e questo è un dato positivo,  gli Usa, né nessun altro dei paesi della Nato, vogliono chiudere tutti i rapporti e i canali di dialogo, che nel frattempo si sono aperti tra i due fronti contrapposti. Sono a rischio la difesa del clima del mondo, la lotta al terrorismo e la necessità di evitare che nelle zone calde del pianeta, come la Siria, la Palestina, l’Afghanistan, possano nascere guerre per procura e quindi destabilizzare il difficile equilibrio su cui vivono l’Onu e le altre organizzazioni internazionali su cui può ora contare il mondo.