A proposito di banche

di Pierluigi Castellani

Il violento attacco delle opposizioni al PD ed in particolare alla sottosegretaria Maria Elena Boschi per presunte indebite interferenze sulla questione banche sta distogliendo il paese ed il confronto politico dai veri problemi dell’Italia e dalle reali responsabilità di chi , vertici e manager delle Banche, ha dissipato il denaro dei risparmiatori. E’ solo il preannuncio di una infuocata campagna elettorale ,che non privilegerà  il confronto sui contenuti e diffonderà una nebulosa di attacchi strumentali, che finirà per oscurare la vera contesa, che è quella sul governo del paese.

Del resto mentre l’Istat registra quasi ogni giorno segnali positivi sull’economia del paese con una ripresa di fiducia delle imprese , dei consumatori e dell’occupazione il teatrino della politica si affanna intorno a chi ,alcuni esponenti del PD, avrebbero incontrato e per che cosa. Diffondere nebbia è soprattutto utile ai pentastellati per oscurare l’ennesima gaffe del loro Luigi Di Maio, che ha dichiarato candidamente che voterebbe per l’uscita dall’euro in un improbabile referendum su questa questione. Si arriva addirittura da parte dei 5Stelle a stigmatizzare i contatti che ministri e lo stesso Renzi, allora Presidente del Consiglio, avrebbero avuto con questo o  quel rappresentante del mondo creditizio quasi che occuparsi delle crisi bancarie fosse solo appannaggio dei tecnici delle autority, senza pensare che è  compito della politica interessarsi anche dell’economia e del credito, perché sta proprio ai rappresentanti del popolo democraticamente eletto controllare , vigilare e stimolare affinché tutti cerchino di salvaguardare l’interesse generale e non già  quello di pochi. A questo proposito non si può non annotare come quanto meno sorprendente ciò che ha dichiarato il governatore di Bakitalia in occasione della sua audizione in commissione circa il fatto che non avrebbe risposto a Renzi, allora Presidente del Consiglio, che voleva essere ragguagliato sulla situazione di crisi di alcune banche, compresa Banca Etruria, per la semplice ragione che di queste cose il governatore di Bankitalia parla solo con il Ministro dell’Economia.

Non si sa se in questo caso per il governatore Visco ci sia stata un’eccessiva enfatizzazione del suo ruolo istituzionale o l’ignoranza di quanto dice l’art. 95 della nostra Costituzione :” Il presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Forse per certi tecnocrati il Governo, cioè infine lo Stato, deve solo pagare il conto economico e politico delle crisi bancarie senza però interessarsi di esse. Che dovrebbe del resto fare un rappresentante del popolo, collegato strettamente al territorio e non scelto con un click sul web, se non interessarsi delle crisi che investono l’area di cui si sente rappresentante ? Sembra di riecheggiare vecchie e scontate teorie secondo le quali bisogna lasciar fare al mercato, alle libere contrattazioni tra le parti, che, è dimostrato, rifuggono dal pensare a quello che una volta chiamavamo il bene comune. Naturalmente questo non significa dimenticare che ci possono essere ragioni di opportunità e di prudenza nell’occuparsi di qualcosa, come il sistema creditizio, che ha una sua complessità e peculiarità. Ma oscurare, come stanno tentando di fare le opposizioni ed in particolare i 5Stelle, le vere ragioni delle crisi bancarie di questi anni non si fa certo un servizio al paese ed al nostro sistema creditizio, che ha avuto le sue crisi, e che , per l’avvenire ,deve essere messo al riparo da speculazioni e  da eventuali ulteriori crisi . A questo fine soprattutto occorre che la politica offra più puntuali strumenti per controllare tempestivamente e quindi possibilmente prevenire quanto  avvenuto in questi anni . Ciò indubbiamente significa anche porsi il problema se il sistema di vigilanza abbia operato correttamente o se , per caso, non ci sia bisogno di regole più penetranti e di una maggiore collaborazione tra le autority competenti. Ed in effetti è proprio questo che sta emergendo dai lavori della commissione bicamerale sulle banche ed  alla soluzione per evitare nel futuro quanto già avvenuto  deve pensare la politica. Il resto è strumentale campagna elettorale, che non avrà nessuno effetto positivo sull’impatto reale con i problemi sul paese. Infine anche in Umbria non dobbiamo dimenticare che la crisi bancaria ha avuto effetti negativi sulla nostra regione. Il fatto che non ci sia più  una banca di dimensione regionale, che dialoghi   con il territorio ed eroghi con puntualità  e con il necessario respiro il credito al nostro sistema di piccole e medie aziende, non dovrebbe lasciare indifferente la politica regionale.

Desta un qualche stupore dovere, ad esempio,constatare come si sia consumata la crisi della Banca Popolare di Spoleto, ceduta per volere di Bankitalia a Banco Desio, senza che questo abbia fatto sorgere un qualche interrogativo nel mondo della politica. Certamente non si vogliono  qui dimenticare le responsabilità del vecchio management della Bps, ma è pur vero che non si è sollevato nessun clamore per l’azzeramento del valore delle azioni dei più che 20.000 soci della Credito e Servizi cioè della cooperativa, che inizialmente deteneva il 51% della banca spoletina. Evidentemente i risparmiatori della Credito e Servizi non valgono quanto i risparmiatori delle altre banche oggetto del decreto salva-banche di cui si è tanto parlato. E’ per questo che non si può limitare o restringere il campo della politica ,che è l’unica titolata ad occuparsi in modo generale  degli interessi della gente. L’alternativa è solo la tecnocrazia con i suoi impietosi risvolti di disinteresse nei confronti dei bisogni dei cittadini. La tecnocrazia non sempre ha un’anima, è fredda e distante, e spesso rischia di confinare con l’autoritarismo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.