L’ITALIA A COLORI

di Pierluigi Castellani

Mai avremmo immaginato che gli italiani sarebbero diventati così insofferenti nei confronti delle restrizioni imposte dal governo con gli ultimi provvedimenti nel tentativo di contenere il diffondersi del covid-19. Dopo la disciplina e la serietà dimostrata durante il lokdown della scorsa primavera, che ha imposto il nostro paese come modello agli altri paesi europei, sembra che ora gli italiani siano stati presi da un irrefrenabile desiderio di libertà e di autonomia per cui non solo è diminuito il consenso  nei riguardi del governo ma anche i medici, prima esaltati come eroi, oggi soffrono diffidenza se non vera e propria  ostilità. E le regioni, che prima avevano  fatto squadra con il governo nella lotta al virus, ora fanno a gara, tra contraddizioni ed incoerenze, nel chiedere con insistenza di essere collocate nelle zone con colore meno impegnativo del rosso profondo. Le ragioni dell’economia stanno forse prevalendo su quelle della salute di tutti i cittadini? Forse c’è da aggiungere che le regioni e gli enti locali ,prima di altre istituzioni nazionali, avvertono la stanchezza dei cittadini e la loro insofferenza verso  complicati meccanismi di valutazione  . Infatti il grado di rischio, che differenzia i colori giallo, arancione e rosso, basato su ben 21 parametri è davvero di difficile comprensione, ma quello che preoccupa è la messa in discussione del metodo scientifico del comitato tecnico e quindi della scienza a cui non ci si può non affidare di fronte ad una devastante pandemia come quella che stiamo vivendo. E’ la scienza che con l’approntamento di cure appropriate e del vaccino ci può salvare. Quest’onda di negazionismo e di sottovalutazione che si sta diffondendo in Europa e nell’oltre atlantico con manifestazioni di piazza sposate ora dall’estrema destra ora dall’estrema sinistra deve preoccupare insieme al frazionismo ed alla mancanza di solidarietà tra le forze politiche. Il Capo dello Stato ha anche recentemente richiamato al dovere di fare fronte comune nei confronti della pandemia mettendo in guardia dai rischi delle divisioni e delle disuguaglianze che la pandemia può aggravare. Per questo c’è il timore che ad un’Italia multicolore corrisponda anche un’Italia dalle mille fazioni politiche. E’ difficile arrivare ad un fronte comune tra la maggioranza di governo e l’ opposizione. Da una parte vediamo la diffidenza del presidente Conte, rispetto alla disponibilità dimostrata da Berlusconi,  temendo un rimpasto se non la sua stessa sostituzione, e dall’altra constatiamo l’insistenza di Salvini nel riproporre con ostinazioni proposte di difficile accoglimento e dal sapore tutto elettorale. Abbassare l’iva e chiedere, quando non ripropone il suo vecchio cavallo di battaglia agitando la paura degli immigrati, di diminuire le tasse attraverso l’introduzione della flat tax significa non avere una visione seria del futuro del paese e della vera sostenibilità dei costi di tali provvedimenti. Se si vogliono fare politiche tutte a debito, che cosa lasciamo in eredità ai nostri figli e nipoti? Per questo gli ammonimenti del Presidente Mattarella sono quanto mai calzanti, ma basteranno a far recuperare a tutti gli attori politici e sociali il dovere di una vera solidarietà nazionale?