L’ITALIA MEDIANA

di Pierluigi Castellani

Sta tornando d’ attualità nel dibattito politico il problema dell’Italia di mezzo, recentemente rilanciato dalle pagine de Il Messaggero dal Prof. Luca Diotallevi, sociologo dell’Università di Roma Tre e ternano di nascita , ripreso poi da interventi dei presidenti delle regioni Lazio ed Umbria e  da Giuseppe De Rita sempre sulle pagine del quotidiano romano. Nel confronto politico della nostra regione questo tema non è nuovo. Fu al centro del confronto politico una prima volta nella metà degli anni novanta su iniziativa del prof. Bruno Bracalente, allora presidente della regione Umbria, come stimolo a guardare oltre gli stretti confini regionali ed anche come risposta a chi già poneva il tema delle macroregioni. Del resto è convinzione abbastanza diffusa che molti problemi non possano trovare una soluzione entro il ristretto confine regionale. Si pensi soprattutto alle infrastrutture viarie e ferroviarie , al collegamento tra i due mari Tirreno ed Adriatico ed anche alla interconnessione che il turismo sollecita tra regioni come Lazio, Umbria, Marche e Toscana ricche di beni culturali e di sistemi museali. Ma all’impianto sociologico dato dal prof. Diotallevi, che vede il tema dell’Italia mediana come interconnessione tra città metropolitane e città satelliti dà una svolta decisamente pragmatica Giuseppe De Rita nell’ intervista rilasciata a Il Messaggero l’11 aprile. “Non c’è mai stata  per esempio – dice De Rita – una identità culturale comune tra le varie parti del Centro Italia….. occorre un approccio molto pratico, estremamente pragmatico, e non di tipo intellettuale e sulla base di discorsi identitari a questa parte del Paese. Qui ci sono soltanto una serie di valutazione tecniche da fare”. E tra queste il fondatore del Censis cita il collegamento tra Civitavecchia -Orte – Falconara – Ancona, la valorizzazione delle aree portuali sulle sponde dei due mari Tirreno ed Adriatico proprio perché fino ad ora prevalentemente si è pensato allo sviluppo dell’Italia in senso verticale e non anche in senso orizzontale. Solo con questo approccio realistico, secondo De Rita, si può dare un senso al tema dell’Italia centrale affinché non venga schiacciata da una politica tutta orientata allo sviluppo del Nord del paese, attratto dall’ Europa centrale, e al superamento del divario infrastrutturale e socio economico di cui il Mezzogiorno italiano soffre da tempo.  La visione di De Rita può apparire riduttiva ,ma è certo che tenta di dare concretezza al problema del centro Italia, che altrimenti può scivolare su di un terreno eminentemente declamatorio e sterilmente visionario. C’è anche da notare l’ importanza che il tema sia tornato di attualità perché ritengo che questo sia l’approccio migliore per sottrarre il discorso sulle macroregioni al terreno meramente istituzionale quando invece le regioni, anche piccole come l’Umbria, mantengono la propria ragion d’essere per quell’identità, che hanno saputo consolidare e costruire, e che manca nello spazio più ampio delimitato dalle rive  del Tirreno e dell’Adriatico. Anche i problemi più ampi trovano meglio soluzione se non vengono mortificate le peculiari vocazioni dei singoli territori.