PARTE L’ITALIA MEDIANA ?

di Pierluigi Castellani

L’alleanza siglata tra le Università di Umbria, Marche, Abruzzo, le rispettive regioni, tutte guidate dal centrodestra, le Confindustrie regionali e le Fondazioni bancarie dei rispettivi territori segna il primo inizio di un’intesa extraregionale nella direzione di quella Italia di mezzo di cui da tempo si sta ragionando. Promotrici dell’iniziativa sono le Università tanto che il rettore di Perugia Maurizio Oliviero risulta il presidente di questa associazione, per ora chiamata hub interregionale ( Hamu). L’ambizione è quella di costruire un’alleanza tra scienza, conoscenza e imprenditorialità, elementi essenziali per un rilancio del centro Italia, che serva da snodo e collante tra nord e sud del nostro paese. Non si tratta di sfornare nuove analisi e studi – ha chiarito il rettore Oliviero -ma di passare  ad una fase di attuazione di quanto già elaborato. Tutto bene quindi? Qualche dubbio non può non insorgere. Perché Umbria , Marche e Abruzzo in una direzione che, senza suscitare la sensibilità di alcuno, appare più di centrosud anziché di mera medianità? Come si fa a parlare di Italia mediana senza il Lazio e perché l’Abruzzo e non la Toscana? Non è per fare il bastian contrario, ma una riflessione sulle reali necessità dell’Umbria va fatta. Si è sempre parlato che l’ottica di una politica di Italia mediana deve essere quella di far superare alla nostra regione le strozzature che le impediscono raccordi veloci verso Roma e Firenze. L’Umbria se vuole risollevarsi e superare il gap di comunicazione con i centri vitali del paese ha bisogno di attuare una politica di infrastrutture che la congiunga rapidamente con Roma, il porto di Civitavecchia e il nord Italia dove le eccellenze della regione godono molta attenzione in termini commerciali e di export. E’ la comunicazione con Roma e il nord Italia che può affacciare l’Umbria sui mercati internazionali soprattutto dell’Europa centrale. Il tema va certamente approfondito e non va fatto cadere. Per questo la notizia dell’alleanza costituita dall’Hamu va vista positivamente. E’ certamente un primo passo che non deve però far perdere di vista il disegno originario più vasto, che , va detto fra parentesi, non può coinvolgere solo le associazioni confindustriali. Tutto il mondo delle forze sociali, comprese quelle sindacali, non può rimanere alla finestra se si vuole che il tema dell’Italia di mezzo diventi pensiero condiviso e patrimonio di tutti.