Perugia sprofonda in C, i perché della retrocessione e le responsabilità della società. Futuro nebuloso

Nell’anno della scomparsa di Ilario Castagner, allenatore del Perugia dei miracoli secondo, imbattuto in A, i biancorossi tornano in Lega Pro dopo due stagioni passate in B. Non è bastato al Perugia tornare a vincere in casa, dopo tre mesi, per restare in B. La stagione si è chiusa, quindi, nel peggiore dei modi, con la retrocessione e la contestazione al presidente Massimiliano Santopadre. Il Perugia chiude la stagione al terzultimo posto. Le responsabilità sono di tutti: a partire dalla società e dall’allenatore. Da mesi aleggiava sul Curi l’ombra della retrocessione. Scelte sbagliate, errori a tutti i livelli e giocatori non all’altezza hanno contribuito alla discesa del Perugia verso la Lega Pro. Un percorso pieno di contraddizioni a cominciare dalla scelta di un allenatore, Fabrizio Castori, superato e presuntuoso, prima esonerato poi sostituito con Silvio Baldini che, a sua volta, si dimette dopo sole tre partite terminate con altrettante sconfitte. “In questa squadra ognuno pensa per sé, prevalgono gli egoismi”, confessò Baldini prima di scappare da Perugia. Poi c’è il ritorno di Castori che nelle ultime partite, dopo pesanti sconfitte, si presenta in sala stampa ma rifiuta le domande dei giornalisti. Tra Castori e Santopadre le cose non sono andate mai bene anzi piuttosto male. A ridosso di Natale il Perugia sembra cambiare marcia e vince cinque partite su otto. La vittoria con la Ternana sembrava mettere le ali ai grifoni ma si rivelerà una amara illusione. Gli errori della società e del tecnico riemergono prepotentemente, riaffiorano le paure del passato e si riaffaccia l’incubo della zona playout. Alla fine è retrocessione diretta. Dopo tre anni il Perugia torna in serie C e il futuro appare ancora più nebuloso.