UNA POLITICA PER L’UMBRIA

di Pierluigi Castellani

Chi pensa e sta elaborando una politica per la nostra regione? Può sembrare una domanda retorica perché non mancano certamente partiti, associazioni, forze sociali, sindacati e varie espressioni della società regionale che hanno ambizione progettuale e che manifestano questa loro volontà ogni giorno. Eppure si avverte uno scollamento, una mancanza di visione complessiva quando ancora l’Umbria è alle prese con i problemi della pandemia. L’ inevitabile stasi produttiva e di attività, imposta dal contrasto al contagio del virus, vede una regione ripiegata su se stessa, volta a garantirsi la quotidiana sopravvivenza anziché immaginare il futuro. Per questo la domanda non è retorica, anzi è puntuale e credo colga nel segno. Dovrebbe essere in primo luogo la maggioranza che governa l’Umbria ad offrire uno sguardo complessivo che faccia sperare ad una vita futura per la nostra regione. Che ne sarà dell’identità umbra ,guadagnata con fatica dalla nascita dell’istituzione regionale negli anni 70 del secolo scorso? Ci sarà ancora l’Umbria, passata questa stagione di difficoltà, in un contesto in cui sempre più si ragiona in termini di macroregioni in un mondo sempre più globalizzato? Possono essere domande inquietanti queste ma nascono spontaneamente sollecitate da una carenza di visione che si sta riscontrando. Anche l’adozione del recovery plan  per l’Umbria lo ha purtroppo evidenziato. Risulta un assemblaggio di progetti già predisposti dalla vecchie amministrazioni ed arenatisi per vari motivi oltre che per mancanza di fondi. Non dimentichiamo che le risorse europee arriveranno solo se i progetti sono cantierabili ed attuati entro il 2026. Ma se c’è carenza di progettualità da parte del governo regionale non si avverte altra visione progettuale da parte dell’opposizione. Il PD, che dovrebbe essere il perno del nuovo centrosinistra, non ha ancora sanato le ferite prodotte del recente congresso regionale. Ne è dato conoscere quali siano le intenzioni della nuova segreteria regionale. Compito dell’opposizione dovrebbe essere quello di costruire una valida alternativa di governo e non solo rincorrere la maggioranza nella quotidianità dell’amministrazione. Che cosa l’opposizione si propone di presentare perché l’Umbria possa validamente interloquire sul tema dell’Italia centrale di recente rievocato? Quale alternativa intende proporre all’ipotesi avviata di un’aggregazione con le sole Marche ed Abruzzo? E’ questo il disegno che si vuole proseguire quando invece gli interessi umbri sono maggiormente connessi con il Lazio, la Toscana e comunque con il centro nord? Su questo e su altri temi si dovrebbe esercitare la capacità propositiva delle forze politiche in campo come anche sul problema del rapporto tra piccole e medie imprese ed il credito ora che l’Umbria ha perso ,nel totale disinteresse della politica, ogni centro direzionale di quello che una volta era il sistema bancario umbro. Eppure intelligenza e capacità di visione nella società regionale non mancano. Oltre alle sollecitazioni costanti delle forze sociali e produttive ci sono economisti, sociologi, docenti universitari che stanno, a vario titolo, animando dibattiti e fornendo interessanti visioni per il post pandemia. C’è bisogno di un ‘intelligenza collettiva che sappia sollecitare e coordinare. Occorre che la politica riscopra la necessità di una visione a lungo termine. In una parola, che si torni alla grande politica.