Orvieto, dopo il crac della Popolare di Bari sale la paura per i risparmiatori orvietani. Obbligazioni e azioni acquistate dalla Cassa di Risparmio locale.

Ad Orvieto qualcuno parla della solita “messa cantata”, altri   risparmiatori preferiscono il canto gregoriano del “Regina Coeli”.Certo e’ che ad Orvieto quasi 86 milioni di euro si sono dissolti in un batter d’occhio.  La gestione disinvolta  e il commissariamento della Popolare di Bari sembra , per i risparmiatori del posto, un film dell’orrore.Ottantasei milioni  di azioni e obbligazioni subordinate della Banca Popolare di Bari che tantissimi cittadini di Orvieto hanno acquistato tra il 2014 e fine 2o15 nelle agenzie della Cassa di Risparmio locale. Si parla di quasi 70.000 piccoli azionisti delusi, sconsolati e fregati. Mentre alcuni sono riusciti a tirarsi indietro o a schivare il danno , migliaia di persone normali che hanno cercato di difendere i risparmi di una vita , si sono scottati pesantemente con conseguenze drammatiche. All’improvviso i risparmi, anche di piu’ generazioni, sonoevaporati nel nulla. Il Presidente della Consob Paolo Savona ha detto che ” il patrimonio netto della Banca Popolare di Bari, che al 30 giugno dello scorso anno era pari a 442 milioni di euro, si deve presumere che a seguito delle perdite sia stato perso”. Certo ad Orvieto in molti si chiedono come mai la Consob non e’ intervenuta subito sulla crisis della Banca Popolare di Bari. Proprio Savona ha risposto che la Consob non”puo’ entrare nei conti ” e i poteri della Consob sono limitati dalla legge alla rendicontazione fatta dai revisori. La vicedirettrice della Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli afferma che  Palazzo Koch ha aperto ” a forme di ristoro per i risparmiatori per i casi di comportamenti scorretti”. Ma Banca d’Italia sa bene che questa misura non risolve i problemi dei 70.000  piccoli azionisti come conosce bene il quadro che e’ emerso dalle carte dell’ispezione eseguita da Consob alla Popolare di Bari. Operazioni baciate, profili di richio falsati per vendere piu’ azioni ai clienti, acquisto di strumenti finanziari pericolosi, credito facile agli amici che contano e persino vendita di diamanti a prezzi surreali. Ora, pero’, ad Orvieto si chiedono anche come salvare la Cassa di Risparmio, dopo che l’istituto controllato da Bari, e’ stato messo in vendita per 55 milioni di euro. Un ruolo importante lo esercitera’  la Fondazione della Cassa di Risparmio , oggi socio di minoranza. Fondazione che negli ultimi anni non si e’ trovata quasi mai d’accordo con la famiglia Jacobini proprietaria dell’istituto pugliese. Soprattutto negli ultimi tempi ci sono stati scontri durissimi con il figlio Marco Jacobini, delegato dal padre a seguire le dinamiche orvietane. La cosa piu’ urgente resta comunque il destino dei tanti piccoli risparmiatori.  Il ministro Gualtieri ipotizza incentivi ma resta prudente. C’e’ pero’ il precedente di Genova, dove ai piccoli azionisti di Carige sono state offerte azioni a sconto warrant e un pacchetto di titoli gratuiti. a bari potrebbe accadere qualcosa di simile.