Democratici umbri a congresso, tensioni e candidature: Bori da Zingaretti. Si muove il Trasimeno, la cena dei “vecchi” Ds e rischio flop partecipazione.

Alla fine l’ordigno rischia di esplodere anche perchè chi doveva affrettarsi a disinnescarlo non lo ha fatto. Così in vista dell’assemblea regionale del 7 novembre prossimo , che dovrà eleggere il nuovo segretario , nel Pd umbro la tensione sale e aumenta il dissenso nei confronti di chi,da tempo , si è già autoproclamato segretario. Troppe cose sono state liquidate in questi dodici mesi con atteggiamenti altezzosi e spocchiosi, troppe incomprensioni sono state archiviate con tracotanza. Alla fine più di una persona ha rinunciato, o sta rinunciando, all’influenza di ” quelli dati come i più forti “, per recuperare uno “spirito libero”. Democratici che intendono ascoltare, valutare e decidere autonomamente. Del resto Nietzsche affermò che essere uno spirito libero ” è un privilegio dei forti”. Concentrato sulle vicende nazionali Nicola Zingaretti appare lontano dai sussurri umbri, sembra quasi scomparso dai radar. In realtà non avrebbe deciso di “inabissarsi” anche perchè negli ultimi giorni più di uno ( Sereni, Cardinali e Verini) lo avrebbe sollecitato a prendere una iniziativa per evitare di lasciare il Pd umbro sulla graticola.Qualcosa si è mosso in queste ultime ore, ma proviamo a mettere in fila i diversi passaggi che stanno caratterizzando questo momento dei democratici umbri.                                                                                                                                                                                                                                                            CHI VOTERA’ E COME . Potranno partecipare al Congresso regionale i circa 6.000 iscritti che hanno rinnovato o sottoscritto la tessera del Pd entro il 31 gennaio 2020. Quindi nessun nuovo iscritto potrà contribuire a scegliere il segretario dei democratici umbri, decisione questa che ha creato forti malumori all’interno del partito (Porzi,De Rebotti, Presciutti), sono tanti coloro che ritengono un errore “chiudere” e “limitare” la partecipazione . Sicuramente è singolare per un partito come il Pd , che aveva fatto delle primarie il suo tratto distintivo , rinunciare ad allargare la partecipazione. Chi vorrà candidarsi a segretario regionale dovrà farlo entro il 28 settembre raccogliendo almeno il 5% di firme fra gli iscritti. I circoli potranno riunirsi per svolgere la propria assemblea e votare tra il 16 e 28 ottobre, in quell’occasione si voterà per tutti i livelli organizzativi previsti dallo statuto (comunale e regionale) ; dal 29 ottobre al 6 novembre si riuniranno le assemblee comunali e provinciali per eleggere i rispettivi livelli. L’assemblea regionale si riunirà, invece, il 7 novembre:proclamerà il nuovo segretario se avrà raggiunto almeno il 50% dei consensi oppure, se la percentuale sarà inferiore, eleggerlo con i voti dei delegati.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      LA SCELTA DI BORI. Chi sa di avere tutti gli occhi puntati addosso è Tommaso Bori, da tempo candidato e dato per sicuro vincitore. Il rampante capogruppo del Pd in Regione, mister preferenze nelle ultime consultazioni elettorali (6.485), era convinto  – fino a pochi giorni fa –  di avere la strada spianata e di vincere a ” mani basse “. Ma negli ultimi giorni qualcosa sta cambiando, malumori e critiche si rincorrono e gli effetti speciali sembrano affievolirsi. Diverse polemiche si sono scatenate sul suo precoce percorso: 10 anni consigliere comunale a Perugia ( dal 2009 al 2014 con Boccali Sindaco e fino al 2019 capogruppo) e ora da circa un anno Presidente del gruppo Pd a Palazzo Cesaroni. Le malelingue , che come è noto è impossibile farle tacere, dicono che avrebbe fatto un accordo con il collega dell’Alto Tevere Michele Bettarelli (3.494 preferenze alle ultime elezioni) che prevede l’elezione dell’esponente tifernate a capogruppo appena Bori sarà proclamato segretario regionale. Bettarelli garantirebbe a Bori la maggior parte dei voti dall’ alto Tevere con il contributo di Giampiero Giulietti ad Umbertide, del Sindaco di Monte Santa Maria Tiberina Letizia Michelini e naturalmente del partito di Città di Castello, con la Fernanda Cecchini non ostile. A Perugia a guidare la sua campagna elettorale sarà la “gemellina” Sarah Bistocchi , anche lei presidente del gruppo consiliare di palazzo dei Priori e – si mormora- prossimo segretario comunale del Pd . Bori sostanzialmente punta a mettere in fila i diversi livelli del partito, a cominciare da quelli più significativi. Naturalmente sia Bori che la Bistocchi resterebbero nelle due principali istituzioni umbre sia pure lasciando il ruolo ricoperto in questo primo anno. A Terni e provincia può contare sull’aiuto del collega Fabio Paparelli, a Foligno di Rita Zampolini, Giovanni Patriarchi ed altri ex Ds, ad Assisi del consigliere Federico Masciolini  e dell’assessore Simone Pettirossi, al Trasimeno  dell’appoggio convinto del Sindaco di Magione Giacomo Todini e di quello più timido di Sandro Pasquali, Sindaco di Passignano sul Trasimeno. In mezzo c’è la consigliera regionale Simona Meloni che prova a barcamenarsi tra le tante posizioni dei democratici lacustri. Ma – come si diceva – in queste ore qualcosa sta cambiando e Bori sembra avere meno vento in poppa. Proveremo a spiegarlo più avanti.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          FRANCESCO DE REBOTTI e MASSIMILIANO PRESCIUTTI. Pronti a scendere in campo anche i Sindaci di Narni Francesco De Rebotti e quello di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti. De Rebotti – Presidente dell’ Anci Umbria – si sente dimenticato dall’attuale gruppo dirigente e avverte di essere stato messo “in quarantena”. Vuole provare a fare ” l’ultimo gesto d’affetto nei confronti del Pd umbro”, un partito che a suo parere ” non esiste più, non appassiona e non produce idee e progetti”. Per lui il Pd umbro è stato capace di dare vita soltanto alla “originale categoria delle vittime del Pd, la maggior parte delle quali cadute per fuoco amico, scoraggiamento, disillusione, sfiancamento ed ingenerosità”. De Rebotti è un ancora giovane, animato spesso da un nobile disinteresse e da un coraggioso altruismo, è portato a dimenticare i torti subiti. Ma ultimamente di buscherature  ne ha prese tante: niente candidatura alle ultime regionali e mai preso in considerazione per le ultime elezioni suppletive al Senato dopo le dimissioni della Tesei. E’ generoso ma non sciocco: avverte una certa ostilità da parte di un gruppetto ternano e di alcuni ” big”  che non lo vogliono tra i piedi. Per lui si stanno spendendo l’ex Sindaco di Perugia Boccali, l’ex senatrice Cardinali e alcuni giovani amministratori della provincia di Terni insieme a figure storiche della sinistra umbra. Una certa simpatia la cattura anche tra alcuni ambienti più moderati dei democratici dell’Umbria. Massimiliano Presciutti si candida ” per voltare pagina e ricominciare da zero”, per ” ripartire dal basso e non dalla cima” e ” per non tornare indietro ma per costruire un partito inclusivo, aperto e plurale”. Il “ragazzo” è un pò eclettico e irrequieto ma animato sempre da buoni principi. Può contare sul consenso della fascia appenninica ( escluso Gubbio), su qualche democratico di Foligno e su una parte di piddini moderati ( Porzi, Ciliberti ).                                                                                                                                              NOVITA’ DAL TRASIMENO. A rompere le uova nel paniere può arrivare una quarta candidatura dal Trasimeno. Sarebbe pronto a scendere in campo Alessandro Torrini di Castiglione del Lago, già segretario del Pd e sostenitore dell’ultima vittoria del centrosinistra che ha potato all’elezione di Matteo Burico.  E’ da diversi giorni che l’esperto dirigente di partito si sta muovendo per esplorare le reazioni e gli umori dei democratici lacustri.  Ha sondato alcuni Sindaci del Trasimeno, le intenzioni di alcuni segretari di circolo e la disponibilità di alcuni personaggi ben introdotti nelle dinamiche del Pd umbro. Senza manifestare interamente i propri intendimenti cerca di capire lo spazio che può trovare in un congresso “bloccato” e condizionato dallo risicato numero degli iscritti. Un passaggio lo ha fatto anche con la consigliera regionale del Lago Simona Meloni. Sembra che i riscontri siano stati positivi , l’unica eccezione sarebbe arrivata da Magione dove il Sindaco Chiodini è totalmente schierato con Bori. Nelle prossime ore scioglierà la riserva ma sembra orientato a fare il grande passo; su di lui , oltre al Trasimeno, potrebbero convergere altri pezzi del Pd umbro che sarebbero già stati informati e contattati. La sua candidatura metterà sottosopra e in subbuglio le strategie e i piani degli altri candidati, in particolare Bori convinto di avere il sostegno di tutto il Lago.                                                                ZINGARETTI, BORI e “VECCHI DS”. C’è preoccupazione tra i democratici umbri che da sempre non agiscono per un tornaconto politico personale. Credono che quanto sta avvenendo – principalmente per colpa di un commissario assente che per più di un anno ha lasciato in agonia il partito –  può trasformarsi in un vero e proprio colpo mortale. Si sono anche visti un pò di tempo fa, hanno organizzato una cena dove c’erano tutti gli ex dirigenti dei Ds:  segretari regionali, presidenti, assessori e sindaci. La conclusione è stata unanime: così si va a sbattere, così la destra governerà in Umbria per i prossimi dieci-venti anni. Ma qualcosa potrebbe avvenire nelle prossime ore. C’è chi assicura che Zingaretti si sarebbe “svegliato” e avrebbe incontrato poche ore fa Tommaso Bori a Roma. Lo avrebbe invitato a riflettere sulla sua scelta, ad evitare spaccature pericolose e dannose per il Pd, a non sottovalutare il fatto che è anche consigliere regionale e possibilmente a lavorare per una candidatura unica che sia capace di ricostruire la comunità dei democratici. Naturalmente si tratta di indiscrezioni tutte da verificare, ma qualcosa si sta muovendo. In questi casi occorre cautela e prudenza perchè le voci che corrono non sempre corrispondono al vero.