Banca d’Italia, guerra e caro energia più pesanti in Umbria

Dal nuovo Rapporto sull’economia dell’Umbria della Banca d’Italia emerge che l’impatto di guerra e rincari energetici peserà molto di più su questa regione. Gli aumenti sono destinati ad avere riflessi rilevanti sull’economia umbra che presenta un consumo di energia di famiglie e imprese per unità di Pil tra i più elevati in Italia (40 volte più alto), questo per la presenza soprattutto di imprese più energivore. Anche l’impatto del blocco delle vendite verso le aree coinvolte nel conflitto dovrebbe essere più marcato rispetto al resto del Paese per l’elevata quota delle esportazioni regionali che vi sono dirette. “Rispetto al resto d’Italia – ha commentato Miriam Sartini, capo della filiale di Perugia della Banca d’Italia – l’Umbria avrà degli impatti forse più rilevanti sia in termini di margini reddituali delle imprese che di potere di acquisto delle famiglie. Questo quadro di incertezza che si è generato agli inizi del 2022 che ha cambiato repentinamente le prospettive congiunturali di crescita, che comunque a fine 2021 erano ottimistiche, avrà delle ripercussioni anche sui consumi delle famiglie proprio per il peggioramento del clima di fiducia, senza contare poi l’aumento dell’inflazione e le strozzature dal lato dell’offerta a livello globale che hanno ostacolato l’attività manifatturiera”. Per Sartini, inoltre, da tenere in considerazione c’è anche la questione dell’aumento dei contagi Covid che in Umbria, ad inizio 2022, è stato più pronunciato che nel resto dell’Italia”, “cosa che ha inciso sulla spesa per servizi”. Come per l’economia italiana, che secondo il capo della filiale di Perugia di Bankitalia “ha la possibilità di superare le difficoltà che impediscono lo sviluppo”, anche per l’Umbria in questa fase “diventa più che mai indispensabile sfruttare l’occasione del Pnrr per incidere sui fattori di debolezza”.