Elezioni, i candidati umbri e l’effetto groviera: meglio un ristorante che una piazza vuota

A dominare questa campagna elettorale sono le cene, i pranzi e gli aperitivi. Così, fra un piatto di pasta e una bistecca, i candidati cercano il consenso. Altro che i bei comizi di una volta, i volantinaggi porta a porta, gli incontri di quartiere. Anche in Umbria la maggior parte degli incontri si svolgono al chiuso e il vero dominatore della campagna elettorale rischia di essere il colesterolo. Una scelta che riguarda, chi più chi meno, tutti i partiti e candidati. Il Pd, ad esempio, ha organizzato diversi giorni fa una cena di autofinanziamento in un noto ristorante di Ponte San Giovanni dove avrebbero partecipato un centinaio di simpatizzanti. Alla cena di Matteo Salvini a Terni, all’hotel Garden, hanno partecipato più di duecento persone con la presidente Tesei e il sindaco Latini seduti a tavolino al fianco del “Capitano”. Ieri, invece, a Perugia è stata la volta dell’onorevole triestino Ettore Rosato di Italia Viva che ha parlato in una sala di un ristorante della zona davanti a tavoli apparecchiati per la cena. Abbracci con il consigliere regionale Andrea Fora che su Facebook ringrazia l’onorevole per ” la generosità con cui sta guidando questa campagna elettorale”. Altro ristorante, sempre a Perugia, altro schieramento seduto a tavola. E’ la volta di Fratelli d’Italia con l’onorevole Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni. Per il presidente del consiglio regionale Marco Squarta, candidato nel proporzionale Camera, si è trattato di “un successo incredibile” di partecipazione. Al Barton Park di Perugia, invece, i quasi quattrocento convenuti si sono dovuti accontentare di ascoltare la vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein senza pasta e bistecche. L’unico comizio in piazza, per ora, è stato quello della leader di Fratelli d’Itali Giorgia Meloni a Perugia con una partecipazione inferiore alle attese. Ad una settimana dal voto non si intravede nessun comizio di chiusura. Forse anche per evitare il boomerang dell’effetto groviera, cioè i buchi in mezzo alla folla Meglio, quindi, un ristorante piccolo, che si può raccontare straripante, che una piazza riempita così così. Il resto lo farà il grandangolo del fotografo.