I conti non tornano, la sanità umbra tira la cinghia: le lettere di D’Angelo e il palleggio delle responsabilità. Chi deve controllare ?

I conti non tornano e questa è una cosa risaputa. Ormai è di pubblico dominio che la sanità umbra è costretta a tirare la cinghia. Le conseguenze sono pesanti: niente assunzioni, stretta sulla spesa farmaceutica e continui richiami della Regione ai direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere. E’ tutto scritto nei carteggi tra il direttore regionale della Sanità, Massimo D’Angelo, e i direttori generali delle quattro aziende che gestiscono ospedali e servizi sul territorio. All’inizio di settembre è partita la prima lettera: ” Soprassedere ad ogni misura assunzionale, compreso il turn over, in attesa delle azioni di rientro dallo sforamento”. Il monitoraggio al 30 giugno avrebbe evidenziato ” uno sforamento prodotto dalle aziende ospedaliere”. La seconda lettera è di pochi giorni fa e riguarda la spesa farmaceutica della nostra Regione. Secondo l’Agenzia italiana per il farmaco, l’Umbria è la seconda regione in Italia per lo scostamento più alto rispetto al tetto consentito, + 19,61%. Lo sforamento riguarderebbe soprattutto gli acquisti diretti, con un aumento del 12,8% tra gennaio e aprile di questo anno. Insomma, l’Umbria avrebbe speso molto più di quanto consentito. A sorprendere non è soltanto lo sforamento ma il ritardo con il quale è arrivato il richiamo ai vertici delle quattro aziende. Infatti, il superamento del limite si riferisce ai primi quattro mesi del 2022 mentre la lettera  del direttore Massimo D’Angelo sarebbe stata firmata e spedita cinque mesi dopo. Cosa è successo in questi 150 giorni ? I controlli della Regione sulla spesa farmaceutica non avevano accertato lo scostamento ? Se lo sforamento riguarda principalmente gli acquisti diretti nessuno aveva notato la continua eccedenza ? Per la Regione la colpa sarebbe delle quattro aziende sanitarie che non avrebbero “attivato tutte le misure disposte dalla direzione regionale a partire da settembre 2021”. E’ una situazione che assomiglia molto al cane che si morde la coda. O meglio, la mano sinistra (Regione) non sa quello che fa la destra (aziende sanitarie). Tra l’altro, ogni azienda dovrebbe avere un farmacista che a tempo pieno fa il monitoraggio delle prescrizioni e comunicare gli eventuali scostamenti. Così come c’è una commissione interaziendale che si riunisce più volte per verificare l’appropriatezza delle prescrizioni da parte di specialisti e medici di famiglia. Quello che sorprende di più è però l’ avvertimento di D’Angelo ai direttori generali sul possibile “danno erariale”, con conseguente rischio di intervento della Corte dei Conti. ” L’Azienda sanitaria che emetterà ordini di prodotti a prezzo più alto di quello di aggiudicazione determina un danno erariale”, avvisa D’Angelo oggi direttore regionale alla Sanità e fino a poco tempo fa direttore sanitario dell’Usl Umbria 1. Per i consiglieri regionali del Pd siamo di fronte ad una vera e propria stramberia perché “imporre tetti di spesa e paventare danni erariali per chi non dovesse rispettarli con un semplice provvedimento della Direzione, non è decisamente quello che si dice una “assunzione di responsabilità” della politica nei confronti della sanità”. Quello che è certo che per la sanità umbra è tempo di strette: nessuna assunzione, riduzione della spesa farmaceutica, razionalizzazione dei servizi e tagli al sistema sanitario pubblico.  Forse è un pò troppo per una sanità “già in ginocchio”, come assicurano gli organizzatori della manifestazione di sabato prossimo a Perugia.