Leucemie, appello dei medici: “Senza acceleratore pochi trapianti”. Chianelli: “E’ inaccettabile”

“E’ inaccettabile rinunciare a salvare vite quando si potrebbe”. Sono le parole di Franco Chianelli che ancora una volta, insieme agli ematologi dell’ospedale di Perugia, denunciano la necessità di un altro acceleratore lineare per i pazienti di ematologia. Un grido di allarme che parte da lontano ma rimasto ancora ignorato. Erano stati i medici di ematologia, una vera e propria eccellenza nazionale, a chiedere alle istituzioni umbre l’acquisto di un macchinario salvavita. Senza quel macchinario, hanno spiegato, si possono fare solo due trapianti di midollo al mese ma l’esigenza è per quattro o cinque.  Per non parlare del rischio che l’attuale macchinario, in funzione da oltre 10 anni, possa rompersi all’improvviso. Un impegno in tal senso era stato preso dal ministero e dalla regione ma ancora non c’è traccia. ” Senza l’acceleratore lineare i nostri medici sono costretti a non poter curare tutti i pazienti che potrebbero aiutare”, ha ribadito Franco Chianelli a Castiglione del Lago dove è stato presentato il suo libro. ” Noi medici – ha detto l’ematologo Antonio Pierini – non vogliamo assolutamente dover scegliere”. “Acquistare immediatamente un nuovo acceleratore lineare per la radioterapia, fondamentale per la preparazione  dei pazienti malati di leucemie acute al trapianto di midollo osso”, è stato l’appello lanciato sette mesi fa dai primari delle strutture complesse di Ematologia e trapianto di midollo osseo, Cristina Mecucci, di Radioterapia oncologica, Cynthia Aristei e di Oncoematologia pediatrica, Maurizio Caniglia.  I tre primari sottolinearono come il 75% dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta ad alto rischio e trapiantati da familiare parzialmente  compatibile siano guariti. Una delle armi considerate vincenti è costituita proprio da questa particolare macchina di radioterapia. Nonostante l’impegno del personale di Radioterapia oncologica, attualmente, possono essere fatti solo due trapianti al mese contro una esigenza di quattro-cinque. “Per questo – ricordò la professoressa Mecucci – si crea una lista d’attesa di pazienti a cui non possiamo dare una data. Una condizione insostenibile anche per i medici, che lavorano incessantemente, per far fronte a situazioni drammatiche in una condizione di costante ansia e grande difficoltà”.