Ospedale di Perugia, accordo su 600 incarichi dirigenziali: c’è però chi contesta la scelta

Si è concluso positivamente (così almeno assicura il direttore generale De Filippis)  l’incontro tra le organizzazioni sindacali, rappresentanti della dirigenza della dirigenza medica e sanitaria e la direzione aziendale dell’ospedale Santa Maria del Misericordia di Perugia sull’accordo in tema di attuazione del regolamento degli incarichi: sono oltre 600 quelli che verranno messi a bando, il 16% riguarda gli incarichi di altissima specializzazione, il 35% quelli di alte professionalità e consulenze  e il restante 50% si riferisce agli incarichi di strutture semplici. “Si tratta – ha sottolineato il direttore generale, Giuseppe De Filippis – di un percorso di partecipazione iniziato mesi fa e giunto a conclusione ieri e che ha portato ad un dialogo costruttivo tra le parti e alla condivisione del nuovo modello organizzativo. L’azienda ospedaliera di Perugia è finalmente pronta a ripartire con l’assegnazione dei nuovi incarichi professionali ed entro dicembre usciranno gli avvisi interni per i dirigenti dell’area sanitari”. “L’azienda, in accordo con le organizzazioni sindacali – ha concluso De Filippis – ha deciso di puntare su un cambio di prospettiva importante che non si limita solo al conferimento di incarichi organizzativi, ma alla massima valorizzazione, per ambiti clinico-professionali, delle competenze dei giovani dirigenti, in linea con la mission della nostra azienda”. L’accordo ha previsto lo spostamento del 30% delle risorse dal fondo di risultato a quello di posizione come prevede il Ccnl al fine di premiare anche economicamente la valorizzazione di carriera dei dirigenti area sanitaria. L’ottimismo del direttore generale però non trova conferma tra gli operatori dell’ospedale di Perugia costretti ormai a lavorare in condizioni di grande difficoltà. C’è, infatti, grande fermento tra medici e operatori per lo stato d’incertezza che regna ormai nel principale ospedale della Regione. Gli stessi cambiamenti annunciati dal direttore generale vengono contestati da molti sanitari e amministrativi che in questi anni difficili di pandemia hanno ricoperto cariche di grande responsabilità. Per non parlare dei disagi dei pazienti costretti a sopportare lunghe liste di attesa e, come nel caso della Pet tac, obbligati a trasferirsi nella città di Foligno. Nel frattempo, di fronte alle difficoltà del sistema sanitario pubblico, molti pazienti sono costretti a prenotare esami e visite presso le strutture private. Un fenomeno che rischia di aumentare le ingiustizie sociali con i più fragili costretti spesso a rinunciare ai propri bisogni di cura.