Perugia, Cantone: ” Le indagini non sono un tappo alla efficienza della Pubblica amministrazione”

E’ nelle mani di gruppi criminali stranieri il monopolio dello spaccio di droga nel territorio perugino. Lo sottolinea il procuratore Capo Raffaele Cantone nella relazione trasmessa alla procura generale presso la Corte d’appello per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024.  In merito allo spaccio di sostanze stupefacenti, Cantone parla di “fenomeno purtroppo molto esteso nell’intera regione e che vede fra i fruitori degli stessi non solo giovani ma spesso anche persone di età avanzata, professionalmente e socialmente appartenenti alle classi abbienti”. Per il procuratore della Repubblica di Perugia “la stragrande maggioranza dei soggetti imputati di spaccio sono stranieri e collegati essi stessi a reti criminali quasi sempre dirette da soggetti di medesima provenienza geografica, che appaiono, grazie anche ad indagini più approfondite, molto strutturati sul piano organizzativo ed aventi quali modelli di riferimento le cosche tradizionali mafiose nazionali”. In riferimento alle indagini sulla pubblica amministrazione il Capo della procura perugina sottolinea che le stesse “non sono un tappo alla loro efficienza”. Sono, sottolinea Cantone, “numericamente insignificanti” le iscrizioni dei reati dei pubblici ufficiali contro le amministrazioni da parte della Procura”. Il procuratore smentisce le “preoccupazioni di chi paventa rischi che siano le indagini penali a far da tappo all’efficienza dell’amministrazione e a dar luogo alla burocrazia difensiva”. Per Cantone “si dimostra la definitiva fallacia dell’affermazione che riporta ad un presunto iperattivismo giudiziario la cosiddetta paura della firma”. Le considerazioni del procuratore troverebbero conferma nel numero contenuto di fascicoli aperti. “Sono solo 11 – spiega Cantone – i fascicoli iscritti per peculato, uno per concussione, 24 per abuso di ufficio, sei per corruzione per l’esercizio delle funzioni e sette per corruzione in atti contrari, zero quelli per indebita induzione e 11 quelli per omissione di atti di ufficio. La somma complessiva di queste fattispecie (60 procedimenti) è di gran lunga inferiore all’ 1% dei fascicoli iscritti nel periodo”.  Per il delitto di abuso d’ufficio sono stati definiti gran parte con richiesta di archiviazione (15 su 24), senza fra l’altro – conclude Cantone – che nella maggior parte dei casi gli indagati abbiano nemmeno avuto contezza del procedimento, e nessuno ancora con richiesta di rinvio a giudizio.