Casette per i terremotati: scatta un’indagine della Procura di Napoli. Nel registro degli indagati anche due ditte di Terni e Trevi

I terremotati aspettano ancora le famose “casette”, e intanto la Procura di Napoli porta a galla una serie di presunte irregolarità nella ricostruzione post sisma dell’ottobre scorso.

Secondo gli inquirenti: lavoratori in nero, sfruttati nei cantieri ed esposti a gravi pericoli, senza badare alla sicurezza.

L’inchiesta – portata avanti dal Nas di Napoli – avrebbe portato all’iscrizione nel registro degli indagati 4 persone, titolari di aziende di costruzioni in Campania, Lazio, e Umbria, che avrebbero messo su una vera e propria associazione a delinquere.

Sfruttamento del lavoro, falso in atti pubblici ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti: queste le presunte accuse che toccherebbero da vicino anche due ditte appaltatrici umbre: una a Terni, una a Trevi.

Molti operai, secondo gli inquirenti, sarebbero stati sottopagati, privati di vitto e alloggio, nonché esposti a gravi situazioni di pericolo nelle fasi di esecuzione dei lavori.

Inoltre, le ditte campane avrebbero fatto ricorso a false certificazioni mediche e professionali, che attestavano il possesso di tutti i requisiti previsti dalle norme in materia di sicurezza sul lavoro.

Certificazioni che seconda la Procura di Napoli, sarebbero state rilasciate da scuole di formazione e studi di consulenza compiacenti.

I militari avrebbero già avviato una serie di perquisizioni nelle ditte di costruzioni appaltatrici.

Oltre a questo il Nas di Napoli avrebbe perquisito tutti i cantieri di Cascia e Preci e sequestrato tutta la documentazione rilevante per accertare i reati contestati anche a Trevi e Terni.

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