Jp Industries, ok alla mozione Smacchi: “Fare di tutto per salvare i lavoratori”

PERUGIA – Un nuovo e fondamentale mandato alla presidente della Giunta Regionale e all’esecutivo per fare di tutto, “in sinergia con la Regione Marche e il Ministero dello Sviluppo Economico, al fine di evitare che sia portata a compimento la procedura di mobilità di 400 lavoratori della JP Industries”. La mozione urgente presentata dal consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd) sulla vertenza Jp raccoglie il pieno dei consensi dell’Aula e riporta il tema al centro del dibattito, alla vigilia dell’appuntamento al Mise di domani, con il viceministro Teresa Bellanova e quello di giovedì a Fabriano, tra sindacati e imprenditore.

Smacchi ha ripercorso le tappe della vicenda, a partire dal 29 luglio, quando “l’imprenditore Giovanni Porcarelli, a capo del gruppo che ha rilevato la ex Antonio Merloni, ha annunciato l’avvio, ingiustificato, delle procedure di mobilità per 400 lavoratori nelle due regioni, su un totale di 684 dipendenti. Nelle comunicazioni trasmesse ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico e alle parti sociali – spiega il consigliere del PD -, Porcarelli imputa tale decisione agli strascichi del contenzioso promosso dalle banche creditrici dell’ex Merloni e alle ‘mutate condizioni del mercato’. Tale decisione, fortemente stigmatizzata da tutti i livelli istituzionali e dalle comunità, con il viceministro dello Sviluppo Economico, Bellanova, che ha parlato di un comportamento aziendale ‘inqualificabile’, si abbatte su un territorio, come quello della fascia appenninica, che soffre già pesantemente della crisi di settori strategici come l’edilizia e la ceramica. Da otto anni – sottolinea Smacchi –  i lavoratori della ex Antonio Merloni e della J.P. industries stanno vivendo una crisi drammatica. La Jp Industries, nel 2011, aveva acquistato l’ex colosso dell’elettrodomestico, promettendo il riassorbimento di 700 lavoratori tra Umbria e Marche e la continuità della produzione del ‘bianco’. A ottobre finirà la mobilità per altri 700 lavoratori non riassorbiti, sono oltre 5mila considerato l’indotto i lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Quello di Porcarelli è un atteggiamento complicato da comprendere e giustificare, anche in relazione a problematiche di altre piccole aziende in crisi”.

Nell’atto si ricorda inoltre che la Regione Umbria “ha sempre affrontato le vertenze con l’obiettivo della tutela dei lavoratori e che per la Jp Industries sono state stanziate risorse consistenti: 9 milioni dell’accordo di programma sono stati destinati infatti al comparto ex Merloni. Umbria e Marche hanno accantonato 2,6 milioni per cofinanziare un grande progetto di ricerca e sviluppo della Jp che, qualora andasse in porto, otterrebbe 10-15 milioni di contributo pubblico”.

“Aspettiamo – ha detto la presidente Catiuscia Marini – che l’imprenditore ci esponga le condizioni materiali. Definite le risorse economico – finanziarie del governo e delle regioni, definito il percorso giuridico, definito anche l’approccio di confronto con il sistema bancario si dovrà essere conseguenti”. Secondo la Marini, che ha ripercorso le tappe dell’impegno delle Regioni, sulla vicenda pesa il tema finanziario: la JP Industries ha aperto un confronto anche con il sistema bancario e del credito per nuova liquidità da affrontare nei prossimi dieci anni e quindi ha una serie di proposte. Questa è la parte, più “nobile”, cioè quella di immaginare un supporto delle Istituzioni oltre che nell’impegno finanziario diretto  messo in campo, per far sì che il sistema bancario colga fino in fondo l’importanza di accompagnare il programma di investimento. Ciò che non è tollerabile è che i lavoratori siano  utilizzati nelle controversie imprenditoriali tra impresa e sistema bancario del credito. La Regione e le istituzioni hanno colto la crisi Merloni in tutta la sua portata: questa vertenza è l’unica che ha prodotto un accordo di programma in tutta l’Italia centrale, mettendo in campo un impegno economico-finanziario anche esteso territorialmente che riguarda 17 comuni. Non pensavamo certo che la questione si sarebbe risolta unicamente con la cessione dell’azienda e con il subentro di un nuovo imprenditore, ma anche con l’animazione di nuova iniziativa economica in un raggio esteso che potesse riassorbire il numero di lavoratori diretti e indiretti coinvolti”.

“Domani – ha detto la Marini- l’imprenditore ci dovrà esporre le condizioni materiali, a questo punto definite le risorse economico-finanziarie del Governo e delle Regioni, definito il percorso giuridico, definito anche l’approccio di confronto con il sistema bancario si dovrà essere conseguenti. È  finito il tempo dello svicolare rispetto all’avvio del percorso materiale dell’impianto di investimento e quindi anche occupazionale, e JP Industries si è presa l’impegno di realizzare quel tipo di investimento e quindi ha trovato i canali finanziari anche messi a disposizione dal Mise e dalle Regioni, sui 400 occupati e sul numero  dell’assorbimento di lavoratori. Questo sarà l’altro tema di confronto tra le Regioni, il Governo e la proprietà di JP perché il progetto industriale mantenga gli impegni sull’occupazione, che quindi dietro a quell’annuncio  non ci sia anche la volontà di rivisitare gli impegni sul versante occupazionale. Sia le Regioni, entrambe, sia il Governo di fatto hanno messo in campo un ventaglio di opportunità a cui si aggiunge anche il tema infrastrutture che oggi con l’apertura di nuove arterie Umbria-Marche ha delle certezze maggiori e più concrete di quando rispetto al 2011. All’incontro di domani andremo con  fermezza sulle risorse economico-finanziarie, sugli impegni sottoscritti con i lavoratori e quindi con le organizzazioni sindacali ma anche con le Istituzioni sull’assorbimento dei 400 lavoratori, e poi alla luce dell’esito renderemo anche conto, già nella giornata di domani, sia ai lavoratori sia all’Assemblea quali saranno gli esiti del confronto al Mise”.

L’assessore Fabio Paparelli ha ribadito l’importante lavoro svolto dalle istituzioni. Qualche critica dalle opposizioni. Valerio Mancini (Lega) ha detto che si sarebbe potuto fare di più e che la responsabilità è di chi ha governato l’Umbria. Claudio Ricci (Rp) ha invitato a puntare su un nuovo piano industriale che tenga conto dell’evoluzione nei settori produttivi tecnologici e dei mercati. Andrea Liberati (M5S) ha invece sottolineato la necessità di smetterla con le industrie novecentesche.

 

 

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