Piccoli Comuni, il grido d’allarme di Gori: “Siamo a rischio sopravvivenza”

MONTECCHIO – Aprire seriamente la questione relativa alla sopravvivenza dei piccoli comuni, soprattutto attraverso il turnover del personale. La tematica viene posta con forza dal sindaco di Montecchio, Federico Gori, che ha messo nero su bianco le sue preoccupazioni in una lettera inviata al premier Paolo Gentiloni, in qualità di coordinatore dei Piccoli Comuni dell’Anci Umbria. “Il problema – dice Gori – è la manca di turno over e più in generale alla carenza di organico nei Comuni più piccoli. In questi anni i Comuni hanno fatto molti sacrifici nell’ambito delle dotazioni organiche, per ottemperare ad esigenze sempre più pressanti di riduzione della spesa e mantenere in ordine bilanci gravati da progressivi tagli di trasferimenti. Per un comune la copertura di spesa, anche di un solo dipendente, può diventare un problema insormontabile”.

“Nei piccoli Comuni umbri – spiega Gori – la questione è avvertita in modo particolare, perché le piante organiche sono ormai ridotte al minimo indispensabile ma è necessario garantire le medesime funzioni e rispettare la stessa mole di adempimenti degli altri Comuni. Il punto più urgente su cui vorrei portare la Sua attenzione è quello delle regole che non consentono il ricambio generazionale nei nostri Comuni. Se da un lato nei Comuni più piccoli, ovvero quelli con una popolazione compresa tra 1.000 e 10.000 abitanti, ci sarà maggiore spazio per il turnover (che passa dal 25% al 75% delle uscite) grazie all’ultimo DL Enti Locali, la disciplina così rigida non consente a tutti i Comuni la possibilità di fare nuove assunzioni; mi riferisco in particolare a quei Comuni che, pur avendo pensionamenti in atto, non possono assumere nel corso del medesimo anno, in quanto la normativa fa riferimento alle cessazione di servizio negli anni precedenti. Se per i Comuni medio – grandi questo parametro può risultare in qualche maniera opportuno ed equo, nella nostra realtà risulta essere del tutto ingiusto ed inapplicabile”.

“Siamo costretti ad attivare procedure complicate e poco aderenti alla realtà, utilizzando, ad esempio, i resti degli anni precedenti (dove una attenta razionalizzazione delle risorse non ci consente, talvolta, di averne) o, ancor peggio, aspettando l’anno che verrà. Le chiedo: ma nel frattempo chi garantisce l’attività all’interno dei nostri comuni? Come secondo punto di attenzione le evidenzio, altresì, la grande necessità di ampliare le piante organiche e di permettere ad una nuova generazione di essere assunta dagli enti locali. Anche in questo modo, infatti, possiamo contribuire a sostenere una più rapida ripresa economica del nostro Paese. Egregio Presidente, confido nella Sua sensibilità, affinché la questione Piccoli Comuni non venga liquidata con slogan e pacche sulle spalle, ma al contrario, venga sostenuta già dal prossimo decreto Milleproroghe o con altri provvedimenti ad hoc, con norme di dettaglio che possano consentire a noi Sindaci di rispondere al meglio alle esigenze delle nostre Comunità”.

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