Rifiuti, settimana decisiva per Gesenu: giovedì scade il commissariamento

PERUGIA – Settimana decisiva per Gesenu. Giovedì scade il commissariamento dell’azienda ma l’incarico dovrebbe essere nuovamente rinnovato. Il giorno successivo è invece prevista l’assemblea dei soci, che era prevista ieri. All’ordine del giorno un tema quanto mai scottante: la cessione delle quote private. Diverse le ipotesi sul campo, alcune date in crescita, alcune meno fattibili. Starebbe perdendo quota l’eventualità dell’ingresso di Hera ma crescono quelle del gruppo Paoletti di Fiumicino e della Econord di Varese. Non si esclude neanche la possibilità di un maxi acquisto da parte del Comune.

Intanto si muove Cittadinanzattiva, che “contesta l’importo esagerato del compenso dei commissari ma soprattutto che lo stesso ricada sulle tasche dei cittadini. L’art. 32 comma 6 della legge 114/2014 applicabile in generale alle imprese implicate in presunti fenomeni di infiltrazioni mafiose  stabilisce che ai commissari spetta un compenso  ai sensi dell’art. 8 del d.lvo 14/2010, secondo criteri non ancora determinati, ma che l’onere del compenso ai commissari è a carico dell’impresa. Ciò è perfettamente logico e coerente nel caso di impresa privata. Nel caso di Gest e Gesenu ci troviamo invece di fronte a società miste pubblico-privato che erogano servizi pubblici locali e i cui ricavi sono a carico esclusivo dei cittadini tramite la tariffa rifiuti di legge. Conseguirebbe che i cittadini dovrebbero pagare presunte responsabilità degli amministratori, che, più che un sistema mafioso, sono la conseguenza di un  sistema di potere politico che, in alcune realtà, ha trovato nella raccolta dei rifiuti il canale principe di autofinanziamento e di autoalimentazione di consensi.

La disposizione di legge – continua Cittadinanzattiva in una lettera inviata al Prefetto, al sindaco Romizi e alla presidente della Regione Marini – stabilisce che l’onere del compenso è a carico dell’impresa  e quindi non della tariffa  e pone, pertanto, l’obbligo che a pagare siano non i cittadini ma eventualmente il socio o i soci  il cui comportamento ha determinato il provvedimento del Prefetto. A ben guardare poi non sono, pertanto,  applicabili le Terze linee guida dell’Anac  che porterebbero a compensi esorbitanti nell’ordine di decine di migliaia di euro al mese, perché per le società di servizi pubblici locali esiste una normativa speciale che prevale in quanto tale. e cioè la Legge finanziaria 2007 all’art. 1 commi 725 e 726ove si dispone che: “nelle società di servizi pubblici locali partecipate dagli EE.LL. il compenso del Presidente e dei membri del Consiglio di amministrazione non può superare il 70% per il Presidente e il 60% per i membri del CdA di  quello del Sindaco del maggior comune socio. Compenso elevabile del 2% ogni 5 punti percentuali di partecipazione del socio privato.” In buona sostanza con questa normativa  si raggiunge un compenso non superiore ai 4/4,5 mila euro lordi mensili. Non si comprenderebbe come mai se a nominare gli amministratori invece del sindaco sia il Prefetto, questi amministratori possano ricevere un compenso 5 volte superiore peraltro essendo, per di più, investiti non di tutti i contratti della società ma solo di alcuni di essi”.

Per tali ragioni Cittadinanzattiva  ha chiesto un incontro con  il Prefetto  per chiarire ulteriormente il punto di vista di Cittadinanzattiva  su come dare attuazione a tali adempimenti, a tutela degli interessi dei cittadini.

 

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