Terni, le Rsu di Faurecia: “Respinto dal referendum, ma era un buon accordo”

TERNI – La bocciatura da parte dei lavoratori di Faurecia dell’ipotesi di accordo sottoscritto nella sede di Confindustria rimette la palla al centro. Le segreterie territoriali dei sindacati hanno ritirato la firma e hanno manifestato la loro disponibilità a riaprire il confronto con la direzione aziendale.
Seppur con una esigua maggioranza, le maestranze del sito di Terni hanno manifestato la propria contrarietà alla riduzione triennale del salario, dal 3% nel 2016 all’1% nel 2018, e agli investimenti di 10 milioni che il Gruppo avrebbe avviato. Un risultato inatteso di cui comunque, “in coerenza con i valore della democrazia”, le organizzazioni sindacali hanno dovuto prendere atto.
Tuttavia la rsu di faurecia sottolinea la bontà di quell’ipotesi. In una nota ribadisce che l’ipotesi raggiunta rappresentava un accordo che evitava i licenziamenti (si parla di 30 esuberi su 220 unità complessive), garantiva l’applicazione del contratto nazionale di lavoro, prevedeva il mantenimento della contrattazione integrativa.
“L’ipotesi, per onestà intellettuale – continua la Rsu – prevedeva altresì sacrifici economici nell’arco dei tre anni ma contraddistinti da equità e da un progressivo recupero salariale nello stesso periodo. Tali sacrifici avrebbero garantito un impegno immediato da parte della multinazionale su Terni contraddistinto da investimenti tesi ad aumentare le capacità produttive dell’azienda”.
Dopo aver ribadito la convinzione sulla bontà complessiva di quell’ipotesi di accordo, la rsu intende comunque rispettare il voto dei lavoratori “ed insieme a loro – dice – intraprendere le azioni che si riterranno opportune e che devono avere l’obiettivo di difendere il lavoro ed i suoi diritti”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.