Welfare, presentato il nuovo Piano sociale regionale: oltre 70 milioni di euro per dare risposte più efficaci ai bisogni

Oltre 70 milioni di euro per mettere in atto azioni a sostegno del tessuto sociale umbro, mettendo al centro le persone e i nuovi bisogni della comunità. E’ il nuovo Piano sociale regionale, presentato in  Terza commissione del Consiglio regionale dall’assessore Luca Barberini. L’atto presenta una ricognizione attualizzata della situazione sul territorio regionale e alcuni elementi di novità riguardanti il monitoraggio sull’efficacia delle azioni messe in atto dalle zone sociali. Al centro dei principi che ispirano il documento la centralità della persona e una maggiore equità nel calibrare le prestazioni sociali, tenendo conto della mutata situazione relativa ai bisogni della comunità umbra.

“Il documento – ha spiegato Barberini – è stato aggiornato ai mutati bisogni della comunità umbra che si presenta come la regione con la più alta percentuale di ultra 75enni rispetto alla popolazione, con una crisi economica che ha portato a un impoverimento della comunità e a maggiori difficoltà che incontrano le famiglie a sostenere le fragilità interne. L’atto è stato ampiamente partecipato nella sua stesura grazie a più di 40 incontri pubblici che hanno toccato tutte le zone sociali della regione, con contributi da parte di cittadini e associazioni, diversi dei quali sono stati recepiti e già inseriti nel testo”.

“Per quanto riguarda i flussi migratori – ha detto Barberini – siamo sempre stati una regione multiculturale, ma oggi possiamo sfatare un mito: stiamo assistendo a una contrazione della percentuale di stranieri che risiedono in Umbria. La tendenza è verso un lieve ma costante calo”.

“Il principio che anima questo documento – ha proseguito l’assessore – è quello di mettere al centro delle attenzioni e delle risorse la centralità della persona. Abbiamo costruito meccanismi influenzati da chi governava quelle procedure, condizionati da chi è chiamato a operare, ma perdendo di vista l’obiettivo della centralità. Quindi un principio di equità, per porre maggiore attenzione ai nuovi, accresciuti bisogni della popolazione, migliorare inclusione e coesione sociale e calibrare meglio le prestazioni sociali. Altro aspetto fondamentale la responsabilizzazione dei cittadini, che non sono solo i destinatari ma anche protagonisti delle azioni che mettiamo in campo”.

ZONE SOCIALI: “Tutta la programmazione – ha continuato – deve avere un riconoscimento territoriale, l’assessorato dà le linee generali, cerca di rendere il percorso omogeneo in tutta la regione, evitando risposte a macchia di leopardo, quindi medesima qualità dei servizi sul territorio. Le zone sociali si devono riappropriare del loro ruolo, intervenire su anziani o giovani, porre attenzione sui flussi migratori. La situazione è diversa da zona a zona, per esempio attualmente la Valnerina è la zona sociale con la percentuale più bassa di popolazione straniera ma più alta di anziani. Il ruolo delle zone sociali sarà importante per il protagonismo che viene loro richiesto e per la definizione degli obiettivi: i piani sociali di zona debbono interpretare i bisogni locali e mettere a disposizione strumenti per realizzare le attività individuate. Quindi le zone sociali diventano motore degli interventi, strumento essenziale della governance. E per la prima volta sono previste premialità e penalità per le zone sociali inadempienti”.

RISORSE FINANZIARIE: Sono nazionali, regionali e provenienti dalla UE. Il Fondo nazionale politiche sociali riserva per il 2016 all’Umbria 4 milioni e 600mila euro, a cui bisogna aggiungere i 4 milioni 544mila 623 euro del  Fondo sociale regionale, finanziato dal bilancio della Regione Umbria e altre risorse di minore entità: i 123mila euro dal Fondo nazionale politiche per la famiglia e i 25mila euro che, sempre lo Stato, destina alle politiche giovanili. In totale sono 9 milioni 183mila e 716 euro, cui cui vanno aggiunti i 6 milioni e 800mila euro destinati al Fondo nazionale non autosufficienza.
Altre risorse, di entità minore e diluite nel corso degli ultimi anni, provengono dalle leggi regionali approvate, quindi dal Fondo per agevolare l’accesso al microcredito con il prestito sociale d’onore, dal Fondo di emergenza per le famiglie delle vittime di incidenti mortali sul lavoro e dalle risorse già previste per la promozione dell’associazionismo familiare, per l’invecchiamento attivo e per gli interventi in materia di immigrazione.
Altro ramo di finanziamenti è quello proveniente dal Fondo sociale europeo, Asse inclusione sociale del POR FSE Umbria 2014-2020: 41 milioni 358mila 990 euro che l’UE destina all’Umbria per l’inclusione attiva, la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale, l’incremento dell’occupabilità e anche per promuovere le pari opportunità, cui devono aggiungersi 14 milioni 167mila 168 euro per il miglioramento dell’accesso ai servizi, sostenibili e di qualità, per un totale di risorse UE pari a 55 milioni 526mila 158 euro.

NOVITÀ: “Per la prima volta – ha sottolineato Barberini – affrontiamo un sistema di monitoraggio informativo che permette di misurare lo stato di bisogno dei cittadini e gli interventi fatti nel sociale, tramite un meccanismo di controllo su chi riceve sostegno e chi no, grazie alla messa in rete delle strutture coinvolte. Inoltre, uno specifico capitolo è destinato alle risposte all’emergenza sociale, con la creazione di un modello umbro di servizi socio-comunitari in grado di rispondere all’emergenza, con particolare attenzione alle aree interne, specialmente montane, territori più fragili sia in base agli indicatori economici che per la maggiore presenza di anziani”.

Al termine dell’illustrazione del nuovo Piano sociale regionale da parte dell’assessore, la Commissione ha stabilito di effettuare un ulteriore percorso di partecipazione convocando la vasta platea di soggetti interessati per una audizione pubblica.

 

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