Olio, anno da dimenticare per l’Umbria: produzione scende del 40-60%. Prezzi in aumento

Sarà un anno da dimenticare il 2023 per i produttori umbri di olio che hanno registrato una produzione in calo del 50-60% rispetto all’anno precedente, circa il doppio di quanto si stimava due mesi fa, in occasione del bilancio della campagna vino. Invece sono state doppiate le previsioni negative a differenza di quanto avviene in altre regioni italiane dove, invece, i dati della produzione sono buoni ( lì la campagna olearia spesso è ancora in corso come in Campania, Puglia e Sicilia), mentre molto male sono andate le Marche e male la Toscana. Secondo quanto reso noto dalla Camera di Commercio dell’Umbria a provocare il crollo in Umbria sono state le forti piogge in fase di fioritura, l’attacco della mosca dell’olivo e, nell’ultima fase, la siccità e quindi la mancanza di acqua nelle zone sprovviste di impianto d’irrigazione. La qualità dell’olio prodotto in Umbria è comunque buona e i prezzi medi, come emerge dal listino borsa merci di Perugia della Camera di commercio, sono in aumento del 17-18% rispetto al 2022 e del 35% rispetto al 2021 per le piccole partite non confezionate acquistate direttamente al frantoio: prezzo medio 2023 13,5 euro, 2022 11,5 e 2021 dieci euro al chilo. “Le cose non sono andate certo bene nel 2023 – sottolinea Bruno Diano, presidente della Borsa merci della Camera di commercio – per la produzione olivicola in Umbria. Purtroppo, la realtà è stata peggiore delle stime, che parlavano di un -30% circa. Allargando lo sguardo a livello nazionale, l’Italia comunque non rischia di subire carenze di prodotto italiano perché la produzione sta andando bene, talvolta molto bene, nelle regioni del Mezzogiorno, compensando così i vuoti creati dalle regioni in flessione. Tornando all’Umbria, nonostante ci sia stato qualche attacco di mosca la qualità è buona e i prezzi marcano un aumento, che però non compensa assolutamente le perdite subite sul fronte della quantità prodotta”.