Perugia, Santopadre svela il futuro: “Sarà l’anno zero”

Non abbattersi e continuare a guardare avanti. Con questo stato d’animo il presidente del Perugia Massimiliano Santopadre si prepara ad affrontare il suo ottavo campionato personale, ma sarà diverso da questi ultimi. La parola d’ordine sarà rifondazione, a conferma in un certo senso delle indiscrezioni che già circolavano in questi giorni. In pochi sono destinati a rimanere e molti altri invece faranno le valigie, a testimonianza del fatto che un ciclo sta per giungere alla conclusione. Tabula rasa o quasi quindi, e il numero uno biancorosso, ospite della trasmissione “Fuoricampo” in onda ieri in prima serata su Umbria Tv sotto la conduzione di Riccardo Marioni, non ha avuto alcun timore reverenziale a sottoporsi al fuoco di fila delle domande dei cronisti presenti, rispondendo con grande chiarezza e sincerità. Diversi sono stati i temi toccati in un dialogo durato oltre tre ore.

Si parte dall’ennesima eliminazione anticipata nei playoff: “In quattro partecipazioni ci sono state quattro gestioni diverse, l’ultima con un ritiro fuori Perugia. La realtà del risultato dice che non abbiamo gestito bene i playoff. Se posso difendere la società, dico che non va il club in campo. Dopo c’è la partita, allenatore e calciatori, poi diciamo che non siamo stati fortunati. Li abbiamo persi, usciamo sconfitti e spero ci serva da lezione per i futuri playoff. Ci manca un ultimo metro per arrivare al traguardo. Nel calcio il denaro conta. Pensiamo all’Empoli o al Parma che hanno investito nel mercato e che si sono classificate come prima e seconda. Il terzo posto se lo giocheranno Palermo e Frosinone, che non solo ha forza economica ma sono stati bravi a costruire anche lo stadio. Noi andiamo a fare la guerra con queste realtà e la faccio con le mie possibilità che non sono come quelle delle prime cinque in classifica. Dopo queste realtà, sento di poterci stare. Noi abbiamo sbagliato nell’approccio con le ultime perché con le prime abbiamo totalizzato dodici punti su diciotto”.

Sul cambio di allenatore piuttosto repentino: “Non credo abbia influito, la cosa che è reale è il mio stato d’animo. Da presidente-tifoso, consapevole che saremmo andati incontro a quella partita decisiva dei playoff, il mio gesto forse disonesto verso Breda, perché l’uomo non lo meritava, ma è stato fatto per il bene che nutro verso la società. Volevamo gettare il cuore oltre l’ostacolo. Volevamo una botta di defibrillatore a questi ragazzi che erano mentalmente scarichi, provati. È difficile spiegare, ma credo che in questa annata tutti hanno torto e ragione. Questa squadra aveva grandi debolezze, non era così forte come pensavamo. Sono qui perché voglio dare spiegazioni alla gente, ma vi assicuro che è stato fatto il possibile e l’impossibile per terminare una stagione in cui ho temuto, in ottobre, di retrocedere”.

Anche gestione della comunicazione da parte del presidente ha lasciato più di un dubbio: “In merito a questo ci sono addetti appositi. Se consigliare un presidente significa dirgli quando e come parlare, rispondo di no. Se parlo devo avere la voglia di parlare, di esprimere determinati concetti. Magari dal prossimo anno inseriremo il consigliere del presidente per la comunicazione, perché forse dopo sette anni non sono più capace di comunicare.

Stesso discorso per quanto riguarda le valutazioni: “Il problema è che purtroppo l’operato di una persona si valuta solo attraverso i risultati sportivi. A un certo punto il tifoso è diventato come la squadra che ha viaggiato sulle montagne russe. Ho avuto lucidità nello scegliere Breda e nel perseverare con lui nel progetto di normalizzazione che ha portato il gruppo a migliorare uscendo da un momento molto critico”.

E’ stata la stagione degli errori: “Col senno di poi tante tensioni terminano. Ho sbagliato forse a difendere la squadra a spada tratta e questo mi ha portato ad essere mal visto dai tifosi, ma io ho pensato solo a salvare la squadra dalla retrocessione. Ho pensato a motivare i ragazzi. Avevo paura di retrocedere, della fine di questo club. Speravo che il playoff andasse meglio, ma vi dico che anche con Ancelotti in panchina avremmo perso 3-0 a Venezia. Eravamo scarichi e non so spiegarmi il perché. Era un gruppo che durante i momenti negativi andava incontro ad apatia. Anche l’allenatore è stato travolto dalla generale apatia. Abbiamo provato col mercato a cambiare ed abbiamo acquistato sette giocatori arrivando terzi a due punti dai secondi. Dopo Avellino abbiamo perso non solo la partita ma calciatori importanti a causa di infortuni e siamo ricaduti nell’apatia”.

Sul finale di stagione il presidente la pensa così: “La squadra dopo una grandissima rincorsa a due punti dal secondo posto, siamo andati ad Avellino per conquistare la vittoria. Abbiamo perso sbagliando totalmente la partita. Dopo la sconfitta gli infortuni ad alcuni elementi hanno mentalmente provato il gruppo. La squadra avendo poca personalità è crollata. Breda non era un cuor di leone, ma ha un carattere da normalizzatore,-come ho detto prima,- e non è riuscito a dare la scossa. Per inerzia siamo andati alla deriva. La squadra è composta da un gruppo storico di sette giocatori e purtroppo non c’è una fgura che prende il sopravvento sugli altri, a parte Del Prete che ha una forza di reazione importante, ma gli infortuni lo hanno penalizzato. È mancato un leader alla Comotto, per fare un nome”.

Veniamo alle dolenti note. Sia Santopadre che Goretti si sono beccati un deferimento per un trasferimento di due calciatori apparso poco chiaro: “La Fiorentina mi ha denunciato perché dalla cessione di un giocatore (Mancini ndr) ha guadagnato poco. Come Perugia Calcio non sono tenuto a spiegare le cessioni a un altro club. Io per primo non posso parlarne almeno fino a quando le vicende non arrivino in tribunale. Dico alla gente di state tranquilla. Le operazioni Mancini-Santopadre non sono collegate tra loro, ma si tratta di due operazioni di mercato separate tra loro”.

Nessun dubbio sul progetto tecnico. Sarà rivoluzione o quasi: “Questo sarà l’anno zero, confermeremo al massimo quattro-cinque calciatori. Non tollererò più nessun calciatore che risponderà male alla Curva, ai tifosi. La piazza è molto esigente, a Perugia non si viene a svernare. Chi pensa di poter svernare, scelga altre piazze calcistiche. Quando si riparte, alcune certezze vengono a mancare. Il budget sarà il medesimo di quest’anno”.

Si ripartirà al 100% Nesta: “Bisogna sempre parlare di staff, non del singolo. Lorenzo Rubinacci è un grande esperto, ed il suo nome è stato importante tanto quanto quello di Alessandro Nesta. Il mister ci piaceva ad ottobre, ma aveva altre situazioni ed altri impegni, poi lo abbiamo successivamente contattato in dicembre-gennaio. Lo abbiamo invitato per fargli visionare le strutture, nessuno avrebbe voluto cambiare in corsa, ma dopo la partita contro il Novara, ho deciso per il cambio anticipato. Serviva mordente. Riteniamo che oltre alle competenze tecniche, Nesta possieda anche appeal sui calciatori. Mi ha sorpreso molto per come lavora, mi piace molto. Con Nesta abbiamo raggiunto anche l’accordo economico e siamo vicini alla riconferma. Mancano le firme, quando ci saranno daremo l’ufficialità. La richiesta che ci ha fatto è quello di avere uno staff di fiducia. Anche Mazzantini andrà via, con mio grande rammarico, ma ritengo corretta la richiesta di Nesta di avere un proprio staff. Su come giocherà il Perugia non lo so, ma posso dire che il 4-3-1-2 e il 3-5-2 sono i moduli di riferimento”.

Un importante retroscena su Bucchi: “E’ stato vicino al ritorno, voleva tornare e noi eravamo contenti. Poi abbiamo scelto Nesta, e Cristian ha firmato con il Benevento. Non mi è piaciuto per come è andato via, mi sono sentito tradito, sbagliando perché sono professionisti. Avevo paura che al primo momento di difficoltà questo sentimento potesse riemergere. Per come sono andate le cose, forse è meglio sia per noi che per lui”.

Sulle voci che volevano Serse Cosmi pronto a tornare Santopadre chiarisce: “Qualche giorno fa abbiamo preso un caffè insieme. Non lo abbiamo mai contattato quando abbiamo esonerato Giunti. Tra me e lui ci sono amicizia e rispetto”.

Sulle scelte dei calciatori e sul progetto del settore giovanile: “Il sogno di tutti è quello di far crescere campioni in casa. Lavoriamo in un bacino piccolo e non è facile. Solo poche squadre ci riescono e sono Roma, Atalanta, Inter e Milan, dove ci sono bacini importanti. Siamo in serie B e siamo penalizzati nelle scelte rispetto a squadre importanti di alto livello o da quelle di massima serie dal livello medio-basso. Sulle scelte dei calciatori non è sempre facile indovinare quella giusta. Noi stiamo facendo quello che è nelle corde di questa città, vogliamo la A e tutti lottiamo per ottenerla ma è sbagliato far passare per disastrose le stagioni in cui riusciamo a disputare i playoff”.

Leali, malgrado qualche incertezza di troppo, resterà: “È stato acquistato, e siamo ancora oggi convinti di aver fatto la scelta migliore. È un ottimo portiere ma in questi primi sei mesi non ha reso come ci aspettavamo. Speriamo sia ancora in fase di rodaggio. Andremo insieme in conferenza, perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. La prossima volta che un professionista risponderà ai tifosi, a torto o a ragione, finirà fuori rosa”.

Il punto su rosa e mercato: “Diamanti andrà via. A Del Prete e Belmonte ho comunicato che il loro percorso è terminato e che dovranno darsi da fare per trovarsi un’altra squadra. Bandinelli vorremmo tenerlo ma dipende dal Sassuolo. Pajac tornerà a Cagliari e farà parte della rosa dei rossoblu, mentre non conosco le intenzioni del Cagliari su Colombatto. È un calciatore che non credo abbia voglia di rivivere l’esperienza a Perugia dopo l’episodio successivo a La Spezia. Per Di Carmine in caso di offerte congrue dalla serie A sarà ceduto, perché merita la massima serie. In B rimane a Perugia. Se non parte, potremmo cedere Magnani. Buonaiuto vorrei confermarlo, è un calciatore che mi piace molto. Bianchimano è un profilo importante. Guarderemo all’estero, squadre Primavera delle società importanti e Lega Pro”.

Si torna poi sui fatti al rientro dalla squadra da La Spezia: “Secondo me la contestazione feroce non la voleva nessuno. La situazione è sfuggita di mano. Forse è stato il comunicato ad aver dato fastidio, ma è un atto dovuto. Sinceramente sono molto stanco, questa stagione è stata molto dura e difficile. Ho sbagliato determinate cose, ma il mio obiettivo era quello di salvare la squadra. Non mi sento però di aver sbagliato il risultato finale, ma la conduzione di alcuni episodi. Spero ci sia l’incontro con i gruppi organizzati. Decideranno loro i tempi e modi, è importante incontrarsi e chiarirsi. Spero di ripartire tutti insieme. I calciatori scelgono Perugia per la Curva Nord, lo spettacolo che offre, poi c’è il secondo step, l’informazione sulla società, poi il terzo step che riguarda le strutture di allenamento”.

Il patron ha poi negato l’esistenza di trattative di acquisto della società: “Non c’è nulla di vero. In sette anni di gestione ho avuto solo due approcci da parte di agenzie procacciatrici di fondi. Non ho chiuso la porta a nessuno ma non hanno avuto seguito. Non ho mai pensato a quanto possa valere oggi il Perugia. Mi spicerebbe molto lasciare senza aver conquistato la serie A, ma allo stesso tempo mi rendo conto delle difficoltà, dell’appeal che ho perso. La speranza è quella di riconquistare la stima. Mi sento di aver fatto sacrifici non solo economici, ma anche fisici. Da un punto di vista economico, inizialmente è stata la Frankie Garage a finanziare il Perugia, poi abbiamo avuto plusvalenze. Se non ne faremo altre, le cose potrebbero tornare difficoltose tra due anni. Al momento abbiamo ancora un tesoretto. In questi anni ho anche pensato alle infrastrutture, ho pensato al Museo, non solo alla parte sportiva. Abbiamo ricostruito il settore giovanile. Bisognerà dare continuità alla “mission” della società”.

Grande attenzione ovviamente alle risorse finanziarie: “Prima di essere presidente del Perugia, sono un imprenditore importante. Ho fatto la gavetta, e nella vita ho vinto. Questa è la mia forza ed è quello che voglio trasmettere. Sono l’esempio lampante di come nella vita esista il merito imprenditoriale. Ho vinto anche nel calcio centrando promozioni e qualificazione ai playoff. Per la retrocessione non lotto, potrebbe anche accadere, ma voglio realizzare il sogno di conquistare la massima serie”

Si è molto parlato in questi giorni della questione Stadio: “È un progetto che ho molto a cuore. Abbiamo avuto tanti incontri, due a Roma, di cui uno la settimana scorsa con Abodi del Credito Sportivo. Il problema è sempre lo stesso: il comune vuole che le risorse per rifare lo stadio le appronti il club. Si tratta di spese importanti per un progetto importante, e sto valutando il modo migliore. Se avessimo centrato la promozione in serie A, avrei già dato l’ok, perché tra serie A e serie B cambiano le risorse a disposizione”.

Grossa problematica di questo periodo la possibile esistenza di seconde squadre di A, cosa che Santopadre non vede assolutamente di buon occhio: “Siamo in disaccordo, ma il mio sentore personale è che quando la ruota comincia a girare, diventa difficile fermarla. Da un lato potrebbe penalizzarci perché non avremmo più calciatori in prestito”.

Procede bene la sua esperienza in Lega: “Mi stuzzica, ma è molto impegnativa. Il Perugia è molto più rispettato, inteso come percezione del club”.

Capitolo Han. Non si svela il suo reale motivo della mancata trasmissione ad una trasmissione televisiva importante: “Mai saputo chi contattò l’entourage di Han prima della Domenica Sportiva. Il calciatore mi ha sempre detto di non potermene parlare. L’unico che ha fatto una brutta figura sono stato io”.

Chiosa finale su Roberto Goretti, fresco di rinnovo fino al 2020: “C’è un bellissimo rapporto, ogni tanto ci sono momenti di crisi come quest’anno in cui i chiarimenti sono stati più duri. Roberto ha sofferto tanto, perché fa il profeta in patria. Vorrei che in alcuni momenti fosse più distaccato per acquisire maggiore lucidità. Ha ricevuto un’offerta importante dello Spezia, economicamente vantaggiosa, ma ho tanta fiducia in lui e nel suo operato”.

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