Arconi, l’opposizione contro Barelli: “Da incendiario a pompiere”

PERUGIA – Urbano Barelli come dottor Jekyll e mister Hyde. E’ l’accusa che arriva al vicesindaco dai consiglieri comunali Bori, Bistocchi e Arcudi sulla questione degli Arconi, dopo che Italia Nostra ha annunciato un esposto e Barelli si è detto stupito.

“Nella vicenda Arconi – dicono i tre – un nuovo tassello si va ad aggiungere: l’esposto presentato da Italia Nostra alla Procura della Repubblica e al Nucleo Carabinieri Tutela del Territorio. Quello che colpisce in realtà non è tanto il modus operandi di Italia Nostra che da sempre ha utilizzato questi strumenti (a volte anche abusandone) per impostare la propria lotta nella difesa, tutela e salvaguardia del patrimonio, quanto lo stupore dell’ex Presidente della sezione di Perugia paladino, a quel tempo, di tutti i comitati del NO a tutto come il suo stesso sito internet riporta con dovizia di particolari (http://www.urbanobarelli.it/vice-sindaco-perugia/) Dall’azione di contrasto alla trasformazione del Mercato Coperto nell’ennesimo centro commerciale all’opera di sostegno ai comitati sorti contro il rumore del Minimetrò; dall’impegno contro la realizzazione dell’impianto fotovoltaico del Monte Tezio alla lotta al fianco dei comitati di Sant’Egidio e Santa Maria Rossa contro la realizzazione della centrale a biomasse; dalla ferma opposizione alla trasformazione della E45 in autostrada all’azione contro la costruzione della residenza universitaria di San Bevignate. Ma l’attività dell’Avvocato Barelli non si limita ad una necessaria azione di opposizione poiché tante sono le proposte ed i progetti presentati alle istituzioni cittadine”.

“Proprio per la storia personale tanto sbandierata di paladino del territorio contro i soprusi e gli abusi delle pubbliche amministrazioni la posizione attuale del Vice Sindaco Barelli stride fortemente: siamo di fronte ad una trasposizione in salsa perugina del romanzo dottor Jekyll e mister Hyde? La storia non è fatta né di se e né di ma, però, chissà quale sarebbe stata la reazione che Barelli ancora Presidente di Italia Nostra di Perugia avrebbe avuto di fronte ai blocchi in cemento degli Arconi: avrebbe animato più di un comitato di lotta e resistenza? Avrebbe convocato svariate conferenze stampa, magari anche in loco, per denunciare lo scempio? Certo non si sarebbe fermato ad un esposto; ma si sa alcuni nascono incendiari per poi finire a fare i pompieri”.

La reazione scomposta ed anzi quasi intimidatoria per difendere uno scempio ambientale come questo che verte sul metodo e non sul merito dell’esposto è tipica di chi ha scarsi argomenti di autodifesa, di chi cerca di intorbidire le acque per nascondere le proprie responsabilità. Ormai Barelli ha compiuto il grande salto: è divenuto il massimo censore delle posizioni ambientaliste che prima tanto sosteneva come ha già fatto con il progetto IKEA passando da un oltranzistico no ad sì totale. Da parte nostra è ormai molto tempo che stiamo sostenendo la necessità di una modifica sostanziale ad un progetto licenziato in fretta e furia la notte di Capodanno ed un rispetto maggiore per un’area carica di storia come quella di piazza della Rupe e degli Arconi”.

“La posizione che intendiamo assumere non è quella di agitatori di comitati integralisti contrari a qualsiasi opera come invece è stato fatto da altri per racimolare qualche voto, ma quella di animatori di uno spirito volto al bello, per far si che Perugia resti la Pulchra Perusia che conosciamo: una città europea che guarda al futuro, ma con i piedi ben piantati nella sua storia. Il nostro non è un NO all’opera in quanto tale, tra l’altro proposta e finanziata grazie all’impegno della passata Amministrazione, ma una sollecitazione a ripensare l’opera per migliorarla, magari attraverso un concorso di idee europeo, come proposto anche dal direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia Paolo Belardi, “un tempo i grandi cambiamenti della città erano affidati alla forza visionaria dei concorsi internazionali (da quello di piazza dei Partigiani del 1946 a quello di Fontivegge del 1971 fino a quello di Monteluce del 2006) o comunque erano qualificati dal coinvolgimento di progettisti di chiara fama (ad esempio due Pritzker Prize come Aldo Rossi e Jean Nouvel, ma anche maestri acclarati del calibro di Italo Rota e Peter Wilson).” Solo questa buona pratica e la fattiva collaborazione di tutti i soggetti interessati (la Regione, gli Atenei, l’Accademia e tutte le associazioni culturali e di tutela del territorio che vorranno dare il loro contributo) faranno sì che la Biblioteca degli Arconi sarà veramente patrimonio collettivo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.