Disagio sociale, la Uila a Foligno nella mostra “Non passarci sopra”

FOLIGNO – Prosegue sino al 30 aprile la mostra fotografica ideata dal Censis ‘Non passarci sopra’ che in occasione del Giubileo ha animato la stazione Tiburtina a Roma con oltre 100 immagini di associazioni ed enti, tra cui la Uila, che non si rassegnano ad andare avanti “senza passarci sopra”. La mostra oggi è a Foligno, nella bellissima piazza della Repubblica, sotto la torre che 20 anni fa fu il simbolo del terremoto e che oggi svetta al cielo. Alcune immagini sono le stesse della precedente, altre sono nuove e rappresentano la realtà locale. L’obiettivo del Censis è portare la mostra in tutta Italia e per questo prosegue la ricerca di nuove piazze, per portare “tra i piedi” della gente l’idea che tutti siamo chiamati a dare una mano. Combattere l’indifferenza verso la sofferenza umana mostrando le immagini di chi, attraverso la gratuità del proprio agire, fa concretamente qualcosa per lenirla è, infatti, il senso del tappeto fotografico in cui vengono proposte 100 diverse storie di disagio mettendo insieme, senza distinzioni, grandi fondazioni e piccole associazioni, aziende e istituzioni.

La Uila nazionale ha voluto partecipare a questa iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dello sfruttamento del lavoro nero in agricoltura, pubblicizzando il Numero verde 800.9742638istituito a Catania per denunciare queste situazioni. È anche attraverso questa immagine che il segretario della Uila-Uil dell’Umbria Daniele Marcaccioli sottolinea “l’importanza di rendere visibile e all’attenzione di tutti i cittadini lo sfruttamento sul lavoro in Italia e che anche in Umbria, anche se molto meno rispetto ad altre regioni, ancor produce soprusi, prevaricazioni, il non rispetto della dignità umana e concorrenza sleale a chi le leggi le rispetta”. “La legge 199 del 2016 sul Caporalato, fortemente voluta dalla Uila – prosegue Marcaccioli –, è stata una grande conquista per il sindacato e un importante passo avanti nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro illegale in agricoltura. Occorre, però, accelerare su alcuni aspetti, soprattutto rendere efficace e operativa la Rete del lavoro che rappresenta l’alternativa vera al caporalato sui territori. Anche in Umbria  bisogna ridefinire la cabina di regia, con la partecipazione del sistema di imprese e del sindacato, convenzionata con l’Inps per l’uso delle banche dati. Va affidata la gestione della rete del lavoro nel territorio ai prefetti e alle parti sociali, convenzionandosi con i Comuni per i trasporti dei lavoratori e con gli enti bilaterali per la gestione operativa”. “Poi – ha concluso Marcaccioli – occorre l’introduzione di un marchio etico e di una premialità, sotto forma di sgravi contributivi, per le aziende che assumono manodopera attraverso la Rete. Solo così attraverso la trasparenza ‘in chiaro’, riusciremo ad assicurare ai lavoratori e alle imprese sane la tranquillità necessaria di lavorare e la certezza di non dover subire concorrenza sleale da chi oggi preferisce ‘passare sopra a tutto e tutti’ pur di raggiungere il massimo profitto con il minimo sforzo”.

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