Giovane cacciatore azzannato da un cinghiale nella zona del Lago

PANICALE – Un giovane cacciatore trentasettenne l’ha vista proprio brutta. Trentacinque giorni di prognosi, un dito tranciato di netto e quello accanto ricucito coi punti, due costole fratturate, una ferita al ginocchio e altre alla coscia e al polso. È questo il quadro clinico della vittima aggradita da un cinghiale nella zona tra Porta Materna e Cerreto di Panicale, nel corso di una battuta di caccia. La dinamica: il giovane cacciatore stava andando a recuperare i suoi cani a fucile scarico, trovandosi quindi in un momento di tranquillità. Mentre camminava nel bosco ha incontrato un cane ferito, poi un altro, intuendo che era incorso una caccia al cinghiale. Entrato nella zona di riserva, per cercar di soccorrere gli animali, si è reso conto di trovarsi di fronte a un cinghiale ferito, diventato piuttosto pericoloso per gli animali e anche per le persone. L’animale di oltre 100 chili spiega il giovane, «mi ha caricato e buttato per terra  mi ha dato una zannata prima sul ginocchio, poi sul costato e quando ho provato a fermalo mi ha staccato un dito di netto. Ho iniziato a perdere tantissimo sangue ma dal dolore sono balzato in piedi e non si arrendeva mi caricava ancora. Non so dire quanto sia durata: è stata un’esperienza bruttissima. Vado a caccia da venti anni e non avevo mai visto nulla di simile». E poi continua nella suo racconto, spiegando che «non avevo nessuna autorizzazione per entrare armato in quella zona e non l’ho fatto ma stava per costarmi la vita. Se pur la legge preveda che se l’animale è ferito si può terminare l’abbattimento per non mettere in ulteriore pericolo le persone, io non l’ho fatto. Stavolta ci sono andato di mezzo io ma qualcosa non va. Queste bestie selvatiche adesso vengono infastidite 365 giorni all’anno. Nelle riserve si fanno le cacciate tutto l’anno, poi c’è il periodo venatorio dove entriamo in scena con le squadre e poi la notte i lupi gli danno il tormento. Nel periodo estivo gli agricoltori li scacciano per via dei raccolti. Insomma queste bestie non hanno più dove rifugiarsi e sono diventati feroci. Ecco perché attaccano in questo modo».

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