Gualdo Tadino, Confcommercio: “Basta a grandi centri commerciali”

GUALDO TADINO -“Mentre il mondo si sta accorgendo dei limiti dei grandi centri commerciali, Gualdo Tadino, con meno di 20 mila abitanti, continua a favorire la grande distribuzione commerciale, che negli ultimi anni è cresciuta a un ritmo ingiustificato dalle reali necessità del territorio, con gravissimo danno per le attività preesistenti, specie nel centro storico.  Quando una vetrina si spegne e una serranda si abbassa, il danno non è solo per quell’imprenditore, la sua famiglia e le famiglie dei suoi dipendenti, ma a rimetterci è tutta la città, in termini di vivibilità, servizio di vicinato al consumatore, sicurezza, sistema di relazioni”.  Aurelio Pucci, presidente del Mandamento Confcommercio di Gualdo Tadino, condanna senza mezzi termini le scelte dell’amministrazione comunale, a cominciare dalla recente delibera con la quale il Comune consente di cambiare la destinazione d’uso al polo commerciale Il Granaio, in costruzione alle porta della città.

“Così Gualdo Tadino non avrà il suo l’Auditorium, che avrebbe potuto ospitare eventi per il territorio, ma ulteriori spazi commerciali, come se non ce ne fossero abbastanza”, commenta Aurelio Pucci.  “Questa decisione risulta ancora più problematica alla luce di quanto sta accadendo altrove. Un altro punto critico è il centro commerciale Porta Nova, dove sono iniziati i lavori per collegare le due strutture già esistenti, che consentirà di ampliare l’attuale offerta commerciale, aggirando i limiti che erano stati posti a suo tempo, anche grazie alle decise battaglie di Confcommercio”. In sede della Conferenza dei Servizi convocata su questo tema dal Comune di Gualdo Tadino, lo scorso 13 ottobre, il presidente Confcommercio Aurelio Pucci ha espresso formalmente un parere negativo, poiché “l’ulteriore sviluppo della struttura esistente, insieme alle tante medie e grandi strutture esistenti, crea viva preoccupazione negli operatori di vicinato di Gualdo Tadino e comprensorio”. Faremo il possibile – conclude il presidente Pucci – per scongiurare la totale distruzione di un modello di rete distributiva che si è sviluppata di concerto al contesto sociale e urbano, e che è anche quello che meglio risponde al nostro sistema economico e demografico”

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