Gualdo Tadino, il Comitato “No ai No” cambia nome e rilancia

GUALDO TADINo – Il Comitato “no ai no” dopo la sospensione del sequestro dell’area pozzi ROCCHETTA, coglie l’occasione per informare che visto l’ingresso di nuovi iscritti e di nuove idee, a breve comunicherà la modifica del nome, ma certamente il suo intento sarà sempre lo stesso. Il Comitato sempre più affollato, ritiene e ribadisce quanto ridicola sia la vicenda che vede protagonisti società Rocchetta, comune Gualdo Tadino e Comunanza Agraria e Wwf , O. A. Provincia di Perugia.

“Come Comitato da oltre un anno, dopo aver visto progetti e programmi – riferisce una nota – abbiamo espresso il nostro pensiero sulla riqualificazione ambientale e paesaggistica della gola della Rocchetta e sull’investimento della stessa società, verso tutto ciò eravamo e restiamo favorevoli. Dopo la sentenza del TAR dell’UMBRIA che ha dato ragione alla ROCCHETTA spa, COMUNE di GUALDO TADINO e REGIONE dell’UMBRIA , dopo la sospensione del sequestro dell’area dove sono siti i pozzi di emungimento della ROCCHETTA spa, da parte della sezione Usi Civici di ROMA, possiamo anche discutere sul significato delle parole ma, del maldestro tentativo messo in opera dalla COMUNANZA AGRARIA di GUALDO TADINO e da un tale Sauro Presenzini, presidente O.A WWF Provincia di Perugia e noto militante attivista, candidato non eletto dei pentastellati, possiamo solo prendere atto dello smacco che hanno dovuto, a collo torto incassare. Naufragati i loro intenti a danno ancora dei cittadini gualdesi. Come Comitato sicuramente avremmo voluto di più, ma la complessa storia ci fa capire che i tempi non possono essere brevi e il fatto che ancora non vi sia una data sull’udienza al ricorso in Consiglio di Stato ne è dimostrazione”.

“Riteniamo quindi importante e giusta la strada che si è intrapresa ma non si può abbassare la guardia, anzi, è giunto il momento che gli Enti preposti inizino a quantificare beni, mancati guadagni, spese sostenute negli anni sul territorio, e perchè no la perdita di immagine della città e delle sue sorgenti che hanno tentato di infangare (ricordiamo il triste episodio della chiamata della “Gabbia”).Qualcuno alla fine della giostra dovrà pur pagare. Gualdo Tadino sta subendo una crisi economica -sociale paragonabile solo al dopo guerra e questo ostruzionismo da parte della comunanza non solo lo riteniamo ridicolo ed infondato dal punto di vista scientifico ma anche sicuramente mancante di rispetto nei confronto dei Gualdesi.  La ormai divenuta, SRL COMUNANZA AGRARIA, quindi società a responsabilità limitata, secondo noi non può gestire un bene pubblico come è l’Appennino Gualdese, e se qualcuno autorizzato glielo consente, è bene che ricordi anche, che le comunanze hanno solo diritto alla gestione del pascolo e del legnatico mentre a quanto pare per questo Ente privato, altri sembrano essere gli obbiettivi perseguiti. Non abbiamo registrato in questi tre anni, che chiacchiere nelle sale dei convegni, e annunci sugli organi di informazione, ma non abbiamo registrato nessuna azione valida di intervento se non sommaria e approssimata su alcuni pascoli di montagna (l’area Campitella completamente ignorata) e un tentativo incauto di far ritornare il pascolo delle vaccine nella Valsorda da proprietari di bestiame non gualdesi. La non conoscenza del territorio carsico e delle sue leggi naturali nel nostro Appennino, la scarsa sensibilità verso gli ecosistemi naturali, li hanno indotti a pensare che le vaccine avessero solo bisogno di erba e non di acqua. La ricca bibliografia esistente sulla Valsorda dal 1500, riporta proprio la problematica dell’assenza di acqua e della impossibilità di condurvi mandrie. Qualsiasi abitante di Gualdo Tadino, sa che l’acqua si trova nei fondovalle, in una fascia estesa che va dalla Rocchetta, a Santo Marzio, a Capodacqua e Vaccara. Ma ancora, dell’inutilità di questo Ente, ce lo dicono le cifre, le attività dei gualdesi non sono state e non sono oggi, affatto basate, dal lontano Medio Evo, sul pascolo e legnatico. All’interno del comune di Gualdo Tadino ci sono 85 pecore e gli allevatori locali che hanno fatto richiesta, sono forse due. Per il taglio del bosco si sono presentati 8 richiedenti. Che dire!”.

“Quella collettività che 40 anni fà decretò e condivise con l’allora presidente, la volontaria chiusura della Comunanza gualdese, forse valutando che il Medio Evo fosse solo un ricordo e che l’interesse per gli usi civici era scemato e che i gualdesi guardavano oltre il pascere e legnatico. Il silenzio li ha invece caratterizzati verso Progetti regionali che hanno arrecato danni all’ambiente contro il rispetto delle normative comunitarie. I Cittadini gualdesi con le loro firme hanno fatto sentire la loro voce.  Forse chi legge non sa ancora, che la gestione di questo Ente privato sta vendendo alla ditta DUFERCO la nostra Pineta, quella di Rigali, quella che si trova nello stato vegetativo migliore. Lo abbiamo detto tante volte che il BOSCO non è un BANCOMAT. Ci siamo attivati verso le Istituzioni e ottenuto il riconoscimento dei dubbi sollevati circa l’appropriarsi per far cassa di un bene pubblico, di interesse pubblico, richiedendo una Relazione scientifica multidisciplinare che metta in evidenza la necessità di intervenire. Il destino dei pini eliminati sarebbe quello di bruciarli negli impianti a biomassa per arricchire di anidride carbonica l’atmosfera. Il ruolo delle piante è quello di produrre ossigeno e assorbire anidride carbonica.  La domanda sorge spontanea, perché il guadagno di un diradamento dovrebbe andare nelle tasche di un privato e non ai Cittadini gualdesi? Questa Pineta è antecedente all’idea comunanza! Facciamo pertanto un appello alle istituzioni, questi doppioni o meglio carrozzoni, non possono più esistere e se proprio non si può fare a meno, facciamo in modo che siano competenti, non faziosi e che facciano veramente il bene della comunità e non il bene del proprio conto e degli amici”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.