L’Intersindacale Medica dell’Umbria chiede con urgenza una convocazione in Regione

PERUGIA – L’Intersindacale medica umbra che comprende tutti i sindacati medici è ancora in attesa di una convocazione da parte della Regione Umbria.

Ad annunciarlo è il coordinatore dell’Intersindacale Medica dell’Umbria, il dottor Giovanni Lo Vaglio.

“Un appuntamento annunciato a parole – spiega il dottore – del quale attendiamo un riscontro per poter organizzare una serie di tavoli permanenti dove poter aprire un vero confronto. I temi caldi riguardano: gli assetti organizzativi delle Aziende ospedaliere e sanitarie e conseguenti  incarichi dirigenziali che garantiscano l’ autonomia professionale e gestionale della dirigenza sanitaria; le dotazioni organiche con particolare attenzione all’applicazione del DPCM 6 marzo 2015 per i precari e il   rispetto della nuova normativa europea sull’orario di lavoro; l’ indennità di esclusività di rapporto a 5 e 15 anni con pregresso al 01/01/2015, anche alla luce delle sentenze che ci hanno dato ragione; il decreto ministeriale 9 dicembre 2015 e la circolare 3012 del 25/03/2016 riguardo l’ appropriatezza prescrittiva per i medici e i pediatri di famiglia nonché la revisione del regolamento ALPI.”

Secondo l’Intersindacale medica dell’Umbria oggi “Assistiamo invece ad una totale paralisi politica che ci priva di un interlocutore istituzionale in una regione che, per le sue dimensioni, dovrebbe dare risposte più celeri e concrete rispetto ad altre che non hanno vantato, come l’Umbria, la mancanza di piani di rientro collocandosi, così sembra, tra quelle più virtuose. Ancora oggi soffriamo una disomogeneità così marcata tra le diverse Aziende e all’interno di esse: pensiamo, per esempio, ai provvedimenti inerenti le strutture complesse e semplici in applicazione del Patto della Salute , che  non fanno ben sperare guardando ai possibili  nuovi sviluppi macroregionali e alla riforma costituzionale, qualora dovesse essere confermata in sede di referendum.”

Nessun confronto ancora in ben 7 anni. “Sette anni, senza avere avuto un minimo di continuità di confronto, se non in rare occasioni, sono una eternità per la dirigenza sanitaria che ha subito nello stesso periodo – oltre al danno ricevuto dal mancato rinnovo contrattuale – anche quello legato al negato coinvolgimento decisionale all’interno delle Aziende Sanitarie Regionali. Dovendo continuare questo stallo,  non possiamo escludere la proclamazione dello stato di agitazione, in attesa di azioni più incisive da concordare anche con le segreterie nazionali visto che lo sciopero previsto per metà marzo è stato solo rinviato di due mesi.”

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