Perugia, la Caritas benedice il Sia

PERUGIA – La Caritas di Perugia – Città della Pieve benedice il Sia, il “Sostegno all’inclusione attiva” e le misure regionali integrative. Una misura che darà un forte sostegno alla lotta alla povertà, un fenomeno non secondario e che emerge dalle osservazioni e dagli studi della Caritas e dell’Istat. “L’Osservatorio diocesano della povertà e delle risorse” promosso dalla Caritas di Perugia-Città della Pieve, nel prendere in esame i dati Istat sulla povertà in Italia resi noti il 14 luglio (da cui emerge una situazione drammatica con i più colpiti i nuclei familiari con figli), rileva alcune «corrispondenze-connessioni possibili» con «i risultati dell’analisi del “Primo Rapporto” sulla povertà nell’Archidiocesi perugino-pievese, presentato l’8 giugno scorso”.

A evidenziarlo è l’economista Pierluigi Grasselli, direttore dell’“Osservatorio”, nel sottolineare che “l’Istat rileva in particolare l’ampliarsi dell’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie di soli stranieri (dal 24 al 32,1%); il Rapporto Caritas registra per il 2015 un aumento del 13% tra gli stranieri presentatisi al Centro di ascolto (pari al 64,8% delle persone che vi si sono recate nel 2015, di contro al 61,8% del 2014). L’Istat attribuisce inoltre l’aumento delle persone in povertà assoluta (pari nel 2015 a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005 ad oggi, ovvero il 7,6% dei residenti nel 2015) all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti, e tra le famiglie di soli stranieri; il Rapporto Caritas segnala un forte aumento dei coniugati tra gli utenti del Centro di Ascolto, coniugati che mostrano un’incidenza particolarmente elevata (75%) tra gli stranieri.  Strettamente collegata allo stato civile è la composizione del nucleo familiare, analizzata nel Rapporto Caritas: a chiedere aiuto, a livello locale, sono per la maggior parte quelli che vivono in un nucleo familiare con coniuge, figli o altri familiari/parenti (nel 2015, l’85,7%)”.

“A testimoniare l’aggravamento della situazione nel passaggio al 2015 – prosegue il prof. Grasselli –, il Rapporto Caritas registra un aumento significativo dell’intensità degli interventi: da 3,4 tipologie di interventi per ciascun utente nel 2014 a 4,1 interventi nel 2015. In questa situazione, nel maggior carico di problemi-bisogni di chi si è rivolto al Centro di Ascolto, figurano, oltre al fronte dell’occupazione/lavoro e della povertà/problemi economici, i bisogni legati alle molteplici problematiche di tipo personale e familiare.  Di qui, per fronteggiare tali difficoltà, l’importanza di un’efficiente rete territoriale dei servizi a livello locale (per l’infanzia, per la non autosufficienza, per l’impiego, per l’abitazione…). Come osserva Cristiano Gori, autorevole studioso del welfare sociale – conclude il direttore dell’“Osservatorio diocesano” –, oltre l’attivazione di un vero Piano nazionale contro la povertà, occorre potenziare il welfare locale per “dare ai poveri la possibilità di riprogettare la propria vita””.

Ecco quindi che il Sia assume un ruolo importante. “Una misura di potenziamento del “welfare locale” – ricorda la Caritas diocesana di Perugia – sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante – secondo la Caritas diocesana – che si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c’è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l’unico Paese in Europa a non averlo, il reddito minimo”.

“Il SIA, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede – ribadisce la Caritas – l’erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L’erogazione del sussidio economico è subordinato all’adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell’autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro”. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate.

Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà. “Gli “Empori” – ricordano dalla Caritas – sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore”.

“Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili. Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli”.

 

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