Sistema museale a Perugia, il Pd: “Gestione flop”

PERUGIA – Il partito democratico chiede chiarezza in merito alla gestione del sistema museale perugino. La vicenda è stata sollevata dai consiglieri Tommaso Bori e Sarah Bistocchi, insieme ai colleghi Mencaroni e Vezzosi.  Bori e Bistocchi hanno precisato, in una conferenza stampa, che Perugia sta andando in controtendenza rispetto al trend delle altre città italiane. In particolare mentre il ministro Franceschini annuncia il successo a livello nazionale dei musei, a Perugia invece i musei comunali sono in difficoltà. Ciò stona, peraltro, con gli ottimi risultati evidenziati dalla Galleria Nazionale dell’Umbria.

In merito al sistema museale comunale, Bori ha sollevato quindi una prima questione. Il Pozzo etrusco, opera straordinaria situata in piazza Danti, a far data dal mese di aprile 2016 (determina di giunta n. 104) risulta essere uscita dal circuito museale del Comune di Perugia. Questa scelta ha determinato effetti deleteri con significativo calo degli accessi al circuito medesimo, essendo il pozzo etrusco la struttura trainante del percorso museale. In considerazione di ciò il Pd ha deciso di presentare una specifica interrogazione rivolta all’Amministrazione comunale per chiedere nel dettaglio “quali sono state, se ci sono state, le azioni messe in campo dalla giunta dirette ad evitare che il pozzo etrusco fosse lasciato fuori dal circuito museale del Comune”.

Ulteriori chiarimenti riguardano la mancata istituzione di una convenzione turistica unica (cosa sia stato fatto finora) che i consiglieri istanti avevano proposto nel maggio 2016 con specifico odg avente ad oggetto “Perugia viva, card unica per accesso illimitato a tutti i musei, monumenti, mezzi di trasporto pubblico e mobilità alternativa”.

La seconda questione sollevata da Bori è invece di carattere amministrativo e tecnico. Il circuito museale, oggi composto da Cappella di San Severo, Museo civico di palazzo della Penna e Complesso di San Bevignate, ha cambiato da poco tempo la sua gestione e risulta, soprattutto, “spacchettato”, in controtendenza con quanto avviene nelle altre città italiane, europee e mondiali.

Nell’ambito dell’offerta economica – ha quindi illustrato Bistocchi – presentata dalla società poi risultata aggiudicataria dell’appalto (Munus Srl di Roma), tra le varie voci inserite vi è il capitolo dedicato a “mostre, eventi e spettacoli” per un totale tra 2017 e 2019 di circa 208mila euro, con la clausola “previo reperimento sponsorizzazioni”. A detta degli istanti tale voce di investimento appare legata, quindi, ad un elemento altamente aleatorio col rischio, in caso di assenza di sponsor, di produrre conseguenze negative sui ricavi. In merito a questa situazione il PD, ha inteso presentare una richiesta di attivazione rivolta alla V commissione onde verificare se queste attività, ritenute perentorie nell’ambito della gara ai fini della presentazione della domanda, verranno effettivamente sviluppate oppure se, come appare, rischiano di essere cancellate.

L’anomalia più evidente, tuttavia, secondo Bori e Bistocchi non è quella in precedenza segnalata, ma una ulteriore. I consiglieri evidenziano che, ad oggi, non appare possibile capire quanti siano stati gli accessi al sistema museale comunale, in considerazione del fatto che gli scontrini emessi non riportano alcun numero di serie. Parimenti analizzando gli scontrini emessi dal personale addetto al bar di palazzo della Penna e della biglietteria della cappella di San Severo risulta che la partita iva e la denominazione riportata negli scontrini medesimi appartengono ad un’azienda denominata Perugia musei srl, diversa dall’aggiudicataria dell’appalto (Munus) e non legata ad essa da alcuna forma di partecipazione (subappalto, rtp, ecc.). In considerazione di ciò, quindi, si è deciso di presentare una richiesta di attivazione della Controllo e Garanzia per verificare la regolarità di questa procedura di gara e degli atti successivi.

Questa purtroppo è un’Amministrazione che soprattutto in termini di appalto continua ad operare in modo altamente discutibile e scarsamente trasparente. E’ già successo per gli impianti sportivi e le mense comunali, ove le relative gare sono state successivamente cancellate a causa degli evidenti errori commessi, ed oggi ci sembra che la stessa cosa stia succedendo per i servizi museali”.

A fornire ulteriori dettagli della procedura è stata la consigliera Sarah Bistocchi; quest’ultima ha precisato, in via preliminare, che un consigliere non può che ragionare in termini di atti. E solo analizzando gli atti, nel caso di specie alcune determine, si possono poi esprimere giudizi politici. Orbene, ricorda la relatrice, nel giugno 2016, l’Amministrazione indice la gara per la concessione dei servizi per il pubblico del circuito museale (3 strutture). Con determinazione dirigenziale 7 del gennaio 2017 si provvede all’aggiudicazione definitiva in favore della Munus Srl per i successivi tre anni.

Il resto è noto: la voce mostre, eventi e spettacoli, presente nell’offerta economica, risulta legata ad aleatorie sponsorizzazioni, pur essendo basilare nell’ambito della gara.

Contemporaneamente spunta dal rilascio degli scontrini dei bar l’esistenza di una società diversa dall’aggiudicataria, per giunta costituita successivamente alla scadenza del bando di gara in esame.

In considerazione di ciò abbiamo presentato una serie di atti (richiesta di attivazione della V commissione ed interrogazione) in cui chiediamo all’Amministrazione di fornirci risposte serie su cosa sta accadendo nell’ambito del sistema museale e quali siano le intenzioni della giunta per rilanciare un servizio i cui dati appaiono negativi ed in controtendenza con quanto accade nelle altre città italiane”.

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