Spoleto, approccio scientifico per la lotta ai piccioni

SPOLETO – Inserire nelle pratiche di ristrutturazione o costruzione di edifici una valutazione obbligatoria finalizzata alla sanatoria delle strutture che sulle facciate agevolano la posa e la nidificazione dei piccioni: è una delle proposte emerse nel corso di un incontro pubblico che si è svolto a Spoleto, relativo alle problematiche igienico-sanitarie legate alla presenza del colombo urbano in città.
Durante la conferenza è stato possibile ripercorrere il cammino conoscitivo affrontato dal Comune di Spoleto alla ricerca di una soluzione efficace: l’esperienza maturata in almeno 13 anni di sperimentazioni e studi scientifici diretti alla più completa comprensione della problematica, ha portato alla ferma consapevolezza – è detto in una nota dell’ente – che una riduzione durevole delle popolazioni di piccioni può essere ottenuta solamente diminuendo progressivamente la capacità portante dell’ecosistema urbano, ovvero limitando le risorse ecologiche che provocano la presenza e proliferazione di questi uccelli nelle città; due di queste sono il rifugio (i punti dove i piccioni si posano durante la notte) e il sito di nidificazione, soprattutto perché da esse derivano i problemi relativi all’igiene e al conseguente rischio sanitario.

Nella particolare realtà spoletina, in cui il centro storico conta circa 36 fontane, anche l’acqua è una risorsa ecologica fondamentale per il colombo urbano, come ha ribadito il professore di Zoologia ambientale e Gestione faunistica Bernardino Ragni, intervenuto alla conferenza e coautore dell’esperimento “Fontisecche” svolto a Spoleto e presentato al Convegno nazionale di ornitologia tenutosi a Trento quattro anni fa.
Con l’intento di approfondire l’analisi delle altre due risorse ecologiche chiave, rifugio e sito di nidificazione, il Comune di Spoleto ha avviato, in collaborazione con i volontari del Servizio civile nazionale, un progetto che ha portato ad un monitoraggio del centro storico finalizzato al rilevamento puntuale di tutte le situazioni che, sulle facciate di edifici pubblici e privati, favoriscono lo stazionamento dei piccioni.
I risultati presentati nel corso dell’incontro, esposti con un poster realizzato dai volontari coinvolti nel progetto, hanno evidenziato che le tipologie di posatoi più usate dai colombi sono i gomiti delle gronde (46%) e le travi dei sottotetti (12%), per le quali è opportuno intervenire installando rispettivamente dissuasori ad aghi fissati con fascette e reti anti-intrusione; con minore frequenza sono state rilevate le altre tipologie: buche pontaie, cornicioni, davanzali ecc.
L’assessore all’Ambiente del Comune, Vincenza Campagnani, ha sottolineato “l’approccio scientifico che l’amministrazione ha sempre avuto nell’affrontare una problematica così complessa e difficile: gli studi e le ricerche condotte nel corso degli anni hanno portato ad approfondire una soluzione incentrata sulla puntuale limitazione delle risorse rifugio e sito di nidificazione nell’habitat urbano; una soluzione certamente non immediata, poiché i risultati saranno visibili in modo progressivo ma efficace, in quanto le strutture che consentono la posa dei colombi e il problema igienico-sanitario che ne consegue, sono strettamente legati da un univoco rapporto di causa-effetto, per cui intervenendo sulla causa, si elimina l’effetto. Per dare i suoi frutti tale soluzione ha anche bisogno di essere condivisa”.

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