Spoleto, la Fondazione Carriero celebra l’arte di Leoncillo

SPOLETO – Dopo una mostra e due giornate di studio organizzate a Spoleto, sua città natale, lo scorso luglio, in occasione del centenario della nascita, allo scultore Leoncillo (1915-1968), uno dei protagonisti dell’arte del Novecento, la Fondazione Carriero di Milano dedica un’importante mostra che mette in parallelo il suo percorso espressivo con quello di un altro grande artista del XX Secolo, Lucio Fontana. Dal titolo “Fontana · Leoncillo forma della materia”, la mostra è ospitata nella sede della fondazione milanese dal 6 aprile al 9 luglio 2016. È in pubblicazione il catalogo.

x9a8491-copia-jpgLa mostra “FONTANA –  LEONCILLO forma della materia” prende l’esperienza della XXVII Biennale di Venezia del 1964, cui partecipano sia Leoncillo e Fontana, come punto di partenza di una svolta nella ricerca di entrambi gli artisti. Roberto Longhi presenta ventidue sculture di Leoncillo, dalle suggestioni ancora cubiste. Il raffronto tra i due artisti ha il merito da un lato di sottolineare la centralità di Leoncillo nella storia della scultura non solo italiana, dall’altro dimostra in Fontana una radicale volontà di aprire i volumi, superare la materia, costruire intorno al vuoto e creare spazio. Attraverso sovrapposizioni e confronti, la mostra mette in evidenza le preoccupazioni scultoree in ambito prevalentemente bidimensionale di Fontana in relazione a un approccio di sensibilità pittorica nella scultura di Leoncillo.  Attraverso una ricerca appassionata e senza compromessi di MATERIA-COLORE-SPAZIO, Leoncillo e Fontana risolvono il contrasto tra le due concezioni allora dominanti, operando una sintesi fra astrattismo e realismo, volta a rivelare un’unità (e una verità) della materia.

Nelle pagine del Piccolo diario (1957) di Leoncillo l’artista chiede alla terra “un nuovo oggetto naturale che divenga con stratificazioni, solchi, strappi che sono quelli del nostro essere, che esca come il nostro respiro. Non più colore quindi, … ma materia che ha un colore che diciamo dopo. Non più volume, ma materia che ha un volume. … E la creta diventa materia ‘nostra’ per gli atti che compiamo su essa e con essa, … atti che crescono dalla furia, dalla dolcezza, dalla disperazione, motivati dal nostro essere vivi, da quello che sentiamo e vediamo”.

Per maggiori info: fondazionecarriero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.