Spoleto, l’Atc Perugia 2 punta a riportare selvaggina nobile sul territorio

SPOLETO – Ripristinare le condizioni idonee a favorire la presenza e il proliferare di selvaggina nobile nel territorio. Per cercare di raggiungere questo obiettivo, l’Ambito territoriale di caccia Perugia 2 (Atc Pg 2) ha intrapreso un nuovo percorso che prevede, innanzitutto, la diffusione di una nuova cultura venatoria attraverso la formazione dei cacciatori e il loro coinvolgimento diretto all’interno dell’associazione. Rientra in questa politica anche il convegno dal titolo ‘La selvaggina nobile, indicatore ambientale e indice di civiltà rurale’ organizzato a San Giovanni di Baiano, a Spoleto, sabato 8 aprile.

All’incontro sono intervenuti Luciano Calabresi, presidente dell’Atc Pg 2, Fabrizio Cardarelli, sindaco di Spoleto, Umberto Sergiacomi del servizio foreste, montagna, sistemi naturalistici, faunistica della Regione Umbria e rappresentanti delle associazioni venatorie tra cui Paolo Sparvoli, presidente nazionale di Libera caccia, e Franco Di Marco, presidente regionale di Federcaccia Umbria. Moderati da Fausto Cambiotti, membro del comitato di gestione dell’Atc Pg 2, a relazionare sugli aspetti più tecnici sono stati gli esperti del settore Roberto Mazzoni Della Stella, Valter Trocchi e Alessandro Cannas. “Con questa iniziativa – ha spiegato Calabresi – vogliamo fornire ai cacciatori le necessarie nozioni per una corretta gestione del territorio, finalizzata al ritorno consistente di selvaggina nobile. I cacciatori possono essere le vere sentinelle capaci di captare i segnali che provengono dall’ambiente, un compito che essi possono svolgere meglio di chiunque altro. Puntiamo a far ritornare selvaggina ‘vera’ entro due anni”. Per questo progetto, a marzo, il comitato di gestione dell’Atc ha approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2016 mettendo a disposizione per il 2017 circa 110mila euro. Si tratta di un disegno che prevede anche la necessità di raggiungere compromessi tra diversi pensieri, in particolare tra mondo venatorio, ambientalista e agricolo. “Vogliamo coinvolgere – ha aggiunto Cambiotti – tutte le forze che sono attivamente impegnate alla salvaguardia del territorio e confrontarci con esse. Negli ultimi decenni abbiamo visto scomparire quella che era la civiltà rurale. La caccia così come la selvaggina nobile erano parte integrante e fondamentale di quella civiltà e il ritorno di quel tipo di fauna sul territorio equivale a dire ambiente sano e quindi indice di civiltà rurale”.

“C’è bisogno – ha commentato Sparvoli – di parlare di gestione della caccia e della fauna nobile perché è sempre più difficile avere selvaggina autoctona di buona qualità. Questa va quindi salvaguardata; il prelievo va sicuramente fatto, ma con criterio, e altrettanto bisogna fare con la parte gestionale”. “Con l’incontro di oggi – ha dichiarato Di Mario – può avviarsi un percorso veramente nuovo per ricreare un patrimonio faunistico nobile. Grazie a questa iniziativa iniziamo a ottenere informazioni su come approcciarci in futuro con le varie tipologie di uccelli, sia in termini di immissione che di gestione e prelievo”. “Da cacciatore – ha concluso il sindaco Cardarelli – sostengo la necessità di educare la nostra categoria a una nuova mentalità. Poi bisogna, però, creare le condizioni affinché la selvaggina possa essere salvaguardata e far parte del contesto socio economico”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.