Terremoto, approda in commissione il Ddl per la chiusura delle ricostruzioni dei sismi precedenti

PERUGIA – “In Umbria sono formalmente aperti ancora cinque processi di ricostruzione iniziati dopo gli eventi sismici che, nel corso degli ultimi anni, hanno interessato la regione: Valnerina 1979; Alto Tevere e territori limitrofi 1982-84; la crisi sismica iniziata nel maggio 1997 e conclusasi a marzo 1998, contraddistinta dalle due grandi scosse avvenute il 26 settembre 1997; il sisma di Narni e territori limitrofi del dicembre 2000 e, infine, il sisma di Marsciano e territori confinanti del dicembre 2009”. Parte da qui la relazione che accompagna il disegno di legge della Giunta regionale che detta le ‘Norme per la conclusione della ricostruzione delle aree colpite dal sisma 1997 e precedenti’, illustrato in Seconda Commissione, presieduta da Eros Brega, dal dirigente Diego Zurli e da altri tecnici dell’assessorato regionale.

Nella prefazione all’atto legislativo viene citata anche la crisi sismica “di modesta entità” del maggio 2016  che ha interessato l’Orvietano con epicentro nel comune di Castel Giorgio e che ha determinato l’inagibilità di sei unità immobiliari.  Mentre per quanto attiene le ricostruzioni legate agli eventi sismici del 1979 e del 1982 possono dirsi concluse – è scritto del documento -, in ordine al sisma del 2000 la gran parte delle attività finanziate risultano concluse anche se, ad oggi, non sono state reperite le risorse per la riparazione di alcune abitazioni principali e di alcune attività produttive, parzialmente sgomberate. Restano ancora aperti, quindi, due processi di ricostruzione: quello del 1997 e quello del 2009.  Dalla ricognizione delle esigenze finanziarie per concludere i processi di ricostruzione in corso emerge che le risorse indispensabili ammontano a euro 893milioni 622mila 483. La somma complessiva stimata per la conclusione della ricostruzione post sisma del ’97 (893 milioni di euro) riduce di molto il fabbisogno precedentemente individuato e consente di auspicarne il finanziamento, anche parziale e in più annualità, da parte dello Stato, facendo eventualmente ricorso agli strumenti dell’ingegneria finanziaria utilizzati recentemente per il sisma che nel 2012 ha colpito l’Emilia Romagna (credito di imposta).

In merito alla ricostruzione post sisma ’97, al 31 dicembre 2015 è emerso che restano ancora da gestire 215milioni di euro (completamento lavori, rendicontazioni e liquidazioni), pari a circa il 5 per cento dei fondi della ricostruzione. Per l’anno 2016 la Giunta ha deliberato il reinvestimento di 20 milioni di euro per il completamento del programma delle opere pubbliche e dei beni culturali ed al recupero di un primo lotto degli edifici pericolanti compresi in fascia N all’interno dei Pir per un importo di 12 milioni di euro. La scelta programmatica strategica della Giunta regionale è quella di conseguire una sostanziale chiusura del processo di ricostruzione, privata e pubblica, entro il 2018.  Dunque, per il conseguimento dell’obiettivo, la Giunta regionale ha predisposto un disegno di legge con il quale regolamentare la risoluzione delle problematiche che impediscono una celere conclusione della ricostruzione post sisma ’97, quali: il mancato inizio dei lavori, la fine dei lavori oltre i termini, la revoca dei contributi, le azioni sostitutive, la conclusione dei controlli esercitati dalla Regione per interventi privati, l’attività di rendicontazione e di liquidazione dei contributi pubblici e privati da parte dei Comuni, l’assegnazione delle risorse finanziarie disponibili.

I principi del disegno di legge partono da precise norme per la ricostruzione privata stabilendo nuovi termini per la conclusione dei lavori, come pure per interventi inerenti lo sviluppo economico e quindi l’utilizzo delle risorse. Una parte riguarda la ricostruzione pubblica dove ci sono ancora a disposizione rilevanti risorse, altra parte riguarda la ricostruzione all’interno di Pir non ancora partiti. Un punto importante riguarda l’utilizzo delle risorse con possibilità di riutilizzo, in misura parziale, in programmi finanziari verso cittadini che hanno anticipato risorse proprie, dando loro quindi un ristoro. Un capitolo molto delicato riguarda il personale a tempo determinato, assunto soprattutto a seguito degli eventi sismici del 1997. 32 sono attualmente i dipendenti che erano stati assunti a tempo determinato presso i Comuni di Monte S. Maria Tiberina (1), Nocera Umbra (26), Vallo di Nera (1), Valtopina (4). Per questo personale viene proposto un percorso che, all’interno di un accordo di programma, dovrebbe consentire il riutilizzo nell’ambito della domanda di personale che potrà essere richiesta da Comuni ed Enti locali.  Il presidente Brega ha chiesto ai tecnici dell’assessorato regionale di verificare ed approfondire alcune osservazioni e proposte contenute all’interno dei documenti del Cal e del Comune di Foligno che la Commissione ha messo loro a disposizione. L’impegno è quello votare il documento legislativo nella riunione programmata per la prossima settimana, dopo l’analisi dell’articolato e delle eventuali proposte (emendamenti) da parte dei commissari.

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