Dunkerque, “1990 Time for Peace”, iniziative per pace e dialogo

di Donatella Porzi
Questo momento di riflessione su un argomento molto difficile è per me e per il Coordinamento delle Autorità Locali per la Pace e i Diritti Umani, che ho l’onore di rappresentare, molto importante. Cosa possiamo proporre per promuovere il dialogo e la pace tra Israeliani e Palestinesi? Da molti anni l’obiettivo di promuovere pace e dialogo è al centro delle nostre azioni e dei nostri sforzi. Oggi, la realtà che abbiamo difronte è molto complessa. Non è sufficiente dire che vogliamo la pace e il dialogo, dobbiamo provare a capire cosa, come autorità locali, possiamo fare concretamente. Con quali mezzi possiamo agire e quali ostacoli dobbiamo superare. Come città Italiane, il nostro impegno nel Middle Est affonda le sue radici all’esperienza di Giorgio La Pira sindaco di Firenze. Il Coordinamento delle Autorità Locali per la Pace e i Diritti Umani ha iniziato il suo percorso nel 1989, organizzando con molte organizzazioni della società civile, una catena umana intorno alle vecchie mura di Gerusalemme, con la partecipazione di 30000 persone Israeliane, Palestinesi ed Europee.

 

Questa iniziativa dal nome “1990 Time for Peace” è stata la prima, ma forse la più grande dimostrazione organizzata e realizzata insieme da Israeliani, Palestinesi ed Europei. Da quel giorno il nostro Coordinamento, presieduto dalla Provincia di Perugia, ha organizzato centinaia di iniziative , di incontri, di seminari, di reciproci riconoscimenti di dialogo e di cooperazione tra Europei Palestinesi ed Israeliani. Ricordo la bella manifestazione del 2010, quando portammo a Gerusalemme la squadra di calcio della Rappresentativa Regionale Allievi, per un in triangolare, Umbria Israele, Palestina.

 

DUNKERQUEE’ impossibile fare l’elenco di tutte le iniziative volte a promuovere un progetto trilaterale di dialogo, organizzate con tanti partners in questi anni, forse qualcuno un giorno proverà a scrivere la storia di questi sforzi. Durante questi anni abbiamo tentato di sviluppare il lavoro di sostegno per creare un dialogo stabile e di cooperazione. Vorrei ricordare il lavoro fatto dalla piattaforma UCLG, prima e dopo la sua fondazione nel 2004, la creazione della Rete Europea degli Enti Locali per la Pace nel Middle Est, l’Alliance for Peace in the Middle Est promossa dagli Europei nel 2008.

Non è stato un lavoro facile, anzi è sempre stato uno sforzo controcorrente, e la ricerca di questi obiettivi oggi è ancora più difficile. La questione principale è: c’è ancora spazio per il dialogo? La realtà che abbiamo difronte è legata a più livelli, non è solo un rapporto tra governi, è anche un rapporto tra popoli. E quindi, cosa possiamo fare? Vorrei fare tre proposte. La prima: si basa sulla responsabilità dell’Europa. Il nostro maggiore interesse e dovere è di lavorare molto intensamente per la fine di questo conflitto.

 

Finchè avremo il privilegio di guardare questa tragedia senza esserne direttamente coinvolti come lo sono Israeliani e Palestinesi, dobbiamo continuare a credere nell’importanza e nel potere del dialogo. Dobbiamo fare degli sforzi per mantenere il sentiero del dialogo aperto con tutte e due le parti del conflitto. Questa è la nostra responsabilità. Credo, in tal senso sia opportuno tornare in Israele per incontrare i nuovi amministratori locali. La seconda: dobbiamo saper valutare e riconoscere i limiti delle nostre iniziative e dei progetti realizzati fin ora. Il dialogo non è l’obiettivo. Gli obiettivi sono la pace, la giustizia, la risoluzione del conflitto. Il dialogo è un mezzo prezioso per raggiungere questi obiettivi.

 

Il dialogo non può essere fine a se stesso. Un dialogo infinito è inutile. Il dialogo è serio ed utile se c’è una volontà politica, senza questa il dialogo è falso ed ipocrita. Il dialogo deve portare ad un cambiamento, non può lasciare le cose come sono, specialmente quando c’è una evidente ingiustizia come nel caso della Palestina. Oggi non abbiamo il tempo di approfondire questo tema, anche se è un tema fondamentale, per il quale sarebbe bene organizzare un incontro mirato sul dialogo tra Israeliani e Palestinesi. Credo sarebbe significativo proporlo nel cuore dell’Europa, nel Parlamento Europeo.

 

Come credo che sia interessante proseguire questo discorso nella città di Assisi, la città di S Francesco, punto d’incontro e di dialogo tra molti popoli e religioni. La mia terza proposta: penso che dovremo chiedere ai governanti e alle istituzioni dell’EU di investire nel dialogo con un approccio bottom-up, un approccio che unisca le diplomazie delle città e le diplomazie dei governi. Questi anni di esperienza ci consegnano l’obbligo di continuare a trovare nuove strategie per il dialogo da realizzare con le popolazioni e le nazioni, che anche con poche risorse possono tentare l’impresa. L’Europa investe molto su quest’obiettivo e può continuare ad investire in questa direzione. Da parte degli Enti Locali Italiani, confermo la sentita disponibiltà a fare la nostra parte.

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