In Umbria i pensionati più poveri d’Italia: 822,26 euro al mese. Cento euro in meno rispetto alla media nazionale
I pensionati dell’Umbria sono i più poveri d’Italia. I pensionati della provincia di Terni stanno leggermente meglio di quelli della provincia di Perugia, l’importo mensile delle pensioni è superiore del 5,31% rispetto a quelle di Perugia. Resta comunque il dato che un pensionato umbro prende una pensione media mensile dell’ 11,04% inferiore alla media nazionale: 822,26 euro Umbria e 924,81 euro Italia. Cento euro in meno al mese, un gap negativo che pesa moltissimo sulla nostra realtà. Soltanto le pensioni di invalidità reggono rispetto alla media nazionale, anche su questo dato ci sarebbe molto da riflettere. Le pensioni in Umbria nel 2021 sono 327.483 nel settore privato , con un aumento di 2.753 (+0,85%). Quelle del pubblico, invece, sono 51.122 , con un aumento di 488 (+0,96%). Dati se accostati a quelli della popolazione residente evidenziano un quadro ancora più preoccupante. In tre anni l’Umbria ha perso ben 8 mila abitanti e i nuovi nati sono sempre meno. Per questo, oggi più che mai, c’è bisogno di controlli per tutelare la tenuta sociale dell’Umbria. ” In questo momento le risorse per l’ anti-povertà devono finire nelle mani delle persone che hanno realmente bisogno e non in quelle dei furbetti di turno”, sostiene il direttore regionale dell’Inps Fabio Vitale. Nel 2020, infatti, gli ispettori di vigilanza dell’Inps dell’Umbria hanno accertato ben 7 milioni e 600 mila euro tra evasione contributiva e oneri accessori e minori prestazioni a seguito di accertamento di lavoro fittizio. L’attività di vigilanza dell’Inps ha consentito nel 2020 di accertare 84 lavoratori in nero e 1.984 irregolari. Per non parlare degli irregolari scovati tra coloro che prendevano il reddito di cittadinanza. Nel 2020 coloro che hanno beneficiato in Umbria del reddito di cittadinanza (almeno una mensilità) sono stati 16.223 nuclei familiari, per un totale di 35.183 persone coinvolte, pari al 4% della popolazione residente. L’importo medio mensile è aumentato: dai 485,30 euro del 2020 a 502,32 euro del 2021. Fino ad agosto di quest’anno i nuclei familiari che hanno percepito il reddito di cittadinanza sono 16.377. Ma c’è un ulteriore dato che deve far riflettere: da aprile 2019 ad agosto 2021, sono state revocati 1.883 redditi o pensioni di cittadinanza. A questi si aggiungono 5.945 nuclei decaduti per mutate condizioni in corso di percezione. La revoca del beneficio è stata dovuta, per la maggior parte delle volte, per l’assenza del requisito della residenza sul territorio italiano da almeno 10 anni e la mancata corrispondenza tra il nucleo familiare dichiarato in Isee e quello presente in anagrafe comunale. Anche per questo, le organizzazioni italiane che a vario titolo si occupano di sostegno agli indigenti hanno presentato otto proposte per migliorare il reddito di cittadinanza. Secondo il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, così come è ora, il reddito di cittadinanza “penalizza le famiglie numerose e va ripensato”. Anche la modalità di accesso va ripensata – aggiunge Orlando – considerato che sono emersi alcuni “elementi di distorsione”.