E’ stato l’imprenditore assisano Giovanni Buini a far scattare l’inchiesta che fa tremare i palazzi romani. In ballo milioni di mascherine

E’ stato l’ imprenditore umbro Giovanni Buini, 35 anni, a fare scattare l’inchiesta della Procura di Roma sulle forniture di mascherine nel pieno dell’emergenza Covid. Inchiesta che vede coinvolti due legali importanti e altri undici indagati. Ma è soprattutto l’avvocato romano Luca Di Donna al centro delle indagini degli inquirenti romani, ex socio di Giuseppe Conte. L’ipotesi accusatoria riguarda presunte irregolarità nell’assegnazione di appalti e forniture da parte della Struttura commissariale per l’emergenza Covid, del Ministero dello Sviluppo economico e di Invitalia, l’agenzia nazionale per gli investimenti guidata dall’ex commissario Domenico Arcuri. Pochi giorni fa la polizia giudiziaria ha perquisito gli studi e le abitazioni degli indagati sequestrando diversi documenti. Di Donna sarebbe stato collega di studio dell’ex premieri Giuseppe Conte anche se poi gli studi si sono separati, diventando due entità indipendenti. Buini che con la sua denuncia ha fatto scattare l’ indagine – che potrebbe avere sviluppi anche clamorosi e di cui in queste ore si parla in tutto il Paese – è un giovane imprenditore dell’Umbria che ha raccontato ai magistrati gli incontri avuti proprio con Di Donna e un secondo legale romano, Gianluca Esposito.  ” Non avrei mai immaginato che mi avrebbero chiesto dei soldi per l’intermediazione, quando è successo mi sono spaventato”, ha raccontato al Corriere della Sera Giovanni Buini. L’imprenditore cercava contatti con la struttura commissariale dell’emergenza Covid per poter entrare nelle forniture di mascherine. Buini fu poi invitato ad un secondo incontro , nello studio legale di Guido Alpa che è stato il maestro sia di Di Donna che di Conte. Quella volta c’era anche un generale della Guardia di Finanza, Enrico Tedeschi, capo di gabinetto dell’Aise, il servizio segreto per la sicurezza esterna. ” E’ una cosa che mi ha rattristato”, dirà poi l’imprenditore umbro, tanto che successivamente ha disdetto ogni accordo con Di Donna e il suo collega Esposito. Se oggi c’è l’ inchiesta è – come scrive La Repubblica –  grazie a Buini, il quale si è presentato spontaneamente dai pm romani. Giovanni Buini, 35 anni, nato ad Assisi, è il legale rappresentante di un’azienda di prodotti petroliferi che si chiama Carbo-Nafta ed è socio della Ares Safety, che produce dispositivi di protezione individuale. Fu un amico – racconta Buini a La Repubblica –  che mi consigliò di incontrare Di Donna ed Esposito ” perché potevano essermi in qualche modo utili. Li vedo entrambi il 30 aprile (2020), nello studio di Esposito. Gli spiego cosa c’è in ballo ed Esposito afferma di potermi garantire affidamenti diretti dalla Struttura perché Di Donna è il braccio destro di Conte”. L’imprenditore assisano ricorda un particolare: ” Mi ha fatto vedere un articolo di giornale in cui Di Donna era descritto come fedelissimo del presidente del Consiglio. E Di Donna annuiva”. Sempre a “La Repubblica” Giovanni Buini racconta che fu convinto ” a firmare una scrittura privata con cui io mi impegnavo a dare loro l’ 8% dell’importo degli affidamenti che avrei ottenuto dal Commissario. La loro attività sarebbe figurata come consulenza legale”. Ora naturalmente saranno gli investigatori a lavorare sui riscontri necessari anche se l’inchiesta sta facendo molto rumore e – a parere di alcuni – potrebbe riservare sviluppi clamorosi.