Perugia, l’arte di Carlo Carnevali dialoga anche con il Teatro

Perugia – Affascina per l’approccio dinamico all’arte, mediato da forme, colori e materiali diversi. Eppure l’artista Carlo Carnevali, umbro di nascita ma dalla vocazione al mondo, è così dotato di sensibilità da mettersi a servizio dei progetti più vari. Una vocazione alla multi-cultura insita nel dna e foriera del titolo di Accademico di Merito, del quale è stato insignito dall’Accademia di Belle Arti ‘Pietro Vannucci’ di Perugia in cui studiò. In attesa di tagliare, nel 2024, il mezzo secolo di investigazione artistica, dal laboratorio-officina della “Casa del Folle Volo” a  Pieve Pagliaccia (Pg), Carnevali continua a frequentare molti Paesi d’Europa. Come Cipro, dove ha partecipato non troppo tempo fa alla “Settimana Italiana” organizzata dall’Eastern Mediterraneau University Art e Design di Famagusta e dall’Ambasciata Italiana per approfondire l’arte e la cultura del nostro Paese.

Naturalmente curioso, oltre a dipingere, realizza manifesti, opere in ferro, illustrazioni, grandi dipinti parietali e scenografie. Lo sanno bene gli Amici del Teatro di Colombella, che hanno trovato in lui un attore dotatissimo – alcune interpretazioni restano agli annali! – ma soprattutto uno scenografo capace di aggiungere ad ogni allestimento particolarità non ascrivibili al settore amatoriale. Un approccio caro al Consiglio dell’associazione capitanato dal Presidente Monica Rosati. “Di Carnevali apprezzo il gusto e l’eleganza nel miscelare i colori – dice – abbinati a forme che è riduttivo definire astratte e che diventano, esse stesse, ‘voce’ dei colori. Mi piace anche la sua coerenza espressiva, l’avere una cifra, il quadrato, che scomposto e moltiplicato, ridotto e ingrandito, torna nei quadri e nelle installazioni più grandi, come un palcoscenico entro cui costruire una scena. E’ quanto mostra ’Universo al cubo’ del 2013, che è, ancora oggi, la prima ed unica opera d’arte contemporanea inserita nell’aeroporto San Francesco d’Assisi”.

Quell’opera aerea pittorico-scultorea, dal peso di 20 kg, in multistrato dallo spessore di 4,5 mm, rivestita in carta Fabriano 500 mg, sottolineata da smalti policromi e con due facce in plexiglass, perché l’occhio possa penetrare all’interno, godendo, al pari dell’esterno, delle medesime cromie, è davvero una sorta di spazio scenico.

”Volevo integrarmi con la visione dell’architetto Gae Aulenti, progettista dell’aerostazione – spiega Carnevali – utilizzando, al di là dei colori, dimensioni riscontrabili negli elementi architettonici, come gli 83 cm del mio cubo. Dopo 7 anni sono ancora convinto di quella riflessione”. La capacità di cercare corrispondenze e costruire legami è uno degli aspetti di Carnevali di cui gli Amici del Teatro gli sono più grati.

“Il teatro è un gioco di espressività differenti – prosegue il Presidente – ma ogni volta che Carnevali ‘mette mano’ alla scenografia, si spoglia del suo essere artista e sposa il progetto, legge i copioni, parla con i registi, si coordina con i fidi collaboratori Artemio Ozomi e Franco Barcaccia ed è talmente rispettoso che cerca di ‘decodificare’ le loro visioni piuttosto che imporre subito la sua. Ne scaturiscono scene bellissime che, lo dico con un orgoglio condiviso dall’associazione, qualificano i nostri lavori”.

Fin dal debutto della stagione “in Teatro degust-Azioni” (l’allestimento 2019_2020 interrotto causa Covid riprenderà a partire dal 9 gennaio 2021 – ndr) Carnevali ha firmato le scenografie delle produzioni degli Amici del Teatro, commedie, ma anche cene con delitto o performance insolite come il “Processo a Marianna Florenzi”. “Mi piace far dialogare linguaggi artistici differenti – dice ancora l’artista – abbiamo citato l’aeroporto (alla cerimonia d’installazione contribuirono la danzatrice – coreografa Francesca Beatrice Vista, il flautista Andrea Ceccomori ed i contrabbassisti Giacomo Piermatti e Francesco Platoni – ndr), ma anche nella serie di eventi artistico-attorial-musicali ideati per il 2 novembre e ambientati nei cimiteri nascosti dell’Umbria e non solo, le opere ideate per questi luoghi sono circondate da note e parole.

Negli anni ho collaborato con tanti amici, l’attrice Emanuela Faraglia e il musicista Michele Rosati, ma anche la giornalista Stella Carnevali, l’impareggiabile Giorgina Armeni, il maestro Andrea Ceccomori e altri artisti bravissimi come la violoncellista Catherine Bruni e il fisarmonicista Umberto Ugoberti che parteciparono nel 2019 a ‘Sesto Giorno’. Sono performance che non si discostano da modalità teatrali – conclude Carnevali – perché, in fondo, la vita è un palcoscenico e l’arte che commenta la vita è essa stessa vita”.