2020, l’anno più difficile: 150mila persone assistite dalla Cgil in provincia di Perugia

Perugia – “Nell’anno più difficile della nostra storia dal dopoguerra ad oggi, la Cgil ha cercato con tutte le sue forze di rappresentare un argine per il mondo del lavoro. Le nostre strutture hanno assistito complessivamente nel 2020 più di 150mila persone in provincia di Perugia, tra fisco, patronato, ammortizzatori sociali e tutele varie, forse il dato più alto di sempre”. Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, ha esordito così nella conferenza stampa di fine anno della Camera del Lavoro, svolta rigorosamente online, “perché – ha osservato – questa pandemia ha imposto anche alla nostra organizzazione dei cambiamenti profondi, basti pensare a come abbiamo svolto assemblee, iniziative, manifestazioni e a come ci siamo riorganizzati al nostro interno”.

Ciavaglia, accompagnato – in presenza e in remoto – da tutta la segreteria provinciale (Giuliana Renelli, Vanda Scarpelli, Fabrizio Fratini, Mauro Moriconi e Angelo Scatena) ha quindi elencato i dati i principali che testimoniano la grande domanda di assistenza che è venuta dal mondo del lavoro: più di 3mila domande di indennità da Covid-19; 1500 per il Rem (reddito di emergenza), oltre 7mila per la Naspi. E ancora, 1524 verbali siglati per l’attivazione del fondo di solidarietà dell’artigianato, un settore letteralmente “messo in ginocchio” dall’emergenza. E poi 2000 pratiche di dimissioni, 600 vertenze individuali per mancati pagamenti di stipendio e centinaia di violazioni contrattuali, procedure concorsuali o “semplici” controlli delle buste paga.
Accanto a questo ci sono poi le crisi industriali: “Quella della ex Merloni ci accompagna da ormai 10 anni – ha sottolineato il segretario Cgil – ma è arrivata a un punto di non ritorno e noi diciamo chiaramente ai commissari e alle istituzioni preposte che non bastano gli ammortizzatori sociali, ma che bisogna rimettere in moto il sito di Colle di Nocera, anche rendendolo autonomo se necessario, visto che il gruppo Indelfab non esiste più”. Ma la ex Merloni è solo una delle, purtroppo tante, situazioni che preoccupano: ci sono la Trafomec con i suoi 90 dipendenti e una nuova compagine societaria le cui azioni vanno verificate passo passo; la Sogesi, con oltre 300 lavoratori e un futuro molto incerto; ci sono poi situazioni in evoluzione, come alla ex Giuntini in Alto Tevere dove l’interessamento di fondi finanziari può rappresentare un’opportunità, ma anche un rischio; senza dimenticare tutto il settore del turismo e degli appalti collegati, in cui si sono concentrate situazioni veramente drammatiche.

A fronte di questo quadro, peraltro parziale, la Cgil rilancia sulla necessità di una stagione di “vera concertazione”: “Lo diciamo alle istituzioni, Regione in primis, così come alle associazioni datoriali – ha insistito Ciavaglia – Il 2021 deve necessariamente vedere un approccio diverso, che consenta di indirizzare le tante risorse che arriveranno verso progetti solidi e credibili”. Da parte sua la Cgil di Perugia indica 5 priorità di intervento, cinque filoni sui quali concentrarsi per iniziare la risalita. Il primo è naturalmente la sanità: non possiamo commettere di nuovo l’errore di arrivare impreparati alla terza ondata – sottolinea il sindacato – e quello che è mancato, come abbiamo detto fino allo sfinimento in questi mesi, è molto chiaro: assunzioni stabili di personale; organizzazione condivisa di spazi e percorsi; massima attenzione alla sicurezza. C’è poi il capitolo sisma e infrastrutture: la ricostruzione non è ancora partita, ma il 2021 può essere l’anno della svolta, e allora si recepisca subito il protocollo siglato nei giorni scorsi tra i sindacati degli edili e il commissario Legnini per la regolarità e la sicurezza nei cantieri.

Il terzo punto da mettere in agenda per la Cgil è quello dei rifiuti: mettere mano finalmente alla frammentata e ormai insostenibile organizzazione del sistema in Umbria, per arrivare ad una governance pubblica unitaria, in grado di migliorare il servizio e contenere le tariffe: questo in estrema sintesi il messaggio lanciato dalla Cgil. E a proposito di tariffe, un altro punto della proposta sindacale è proprio relativo ai prelievi e al fisco: aumentando la progressività, intervenendo sulle fasce di reddito più alte, si possono ricavare secondo il sindacato risorse significative anche a livello locale, da reinvestire ad esempio verso anziani (non autosufficienza) e giovani. Questi ultimi sono un altro dei termi cruciali da affrontare per la Cgil, che da tempo segnala nella disoccupazione giovanile, nel precariato e nel conseguente spopolamento (non solo delle aree interne, ma anche delle città) una criticità gravissima per il territorio.
“Il 2021, a partire da queste priorità, dovrà essere un anno di forte discontinuità – ha concluso Ciavaglia – lo diciamo alle nostre controparti datoriali, lo diciamo ai Comuni e alle istituzioni regionali. Vivere un altro anno senza una vera progettazione e inseguendo le emergenze non sarebbe accettabile per le decine di migliaia di persone che rappresentiamo e lo strumento della mobilitazione, nonostante il virus, resta sempre una delle nostre possibilità”.