Il nuovo anno

di Pierluigi Castellani

Ad ogni arrivo di anno nuovo si spera che sia migliore di quello precedente e così sta avvenendo anche questa volta. Ci si augura soprattutto che il 2018 archivi del tutto il terrorismo dell’Isis ora che il cosiddetto stato islamico è stato scalzato dai territori tra l’Irak e la Siria in cui si era insediato. Resta però il preoccupante fenomeno dei combattenti, che si trasformano in lupi solitari difficilmente da scovarsi tenuto conto dei tanti obbiettivi sensibili che possono essere colpiti senza alcun preavviso. Ciò sta a dimostrare che oramai la lotta al terrorismo è diventata solo una questione di intelligence e quindi di efficienza dei servizi segreti dei vari stati, che dovrebbero meglio intendersi e collegarsi tra loro. Ci si augura inoltre che il 2018 sia l’anno della conferma della fuoriuscita dell’Europa dalla crisi economica e sociale. Segni positivi evidenti vengono segnalati ogni giorno e confermati dalle agenzie internazionali più accreditate. Si potrà sempre fare di meglio in questo settore, ma va evidenziato come nel nostro paese gli ultimi tre governi, guidati da personalità del PD, hanno contribuito notevolmente alla ripresa dell’Italia, oramai agganciata saldamente all’Europa.

Questo fatto stenta ad essere riconosciuto perché forte è il clamore suscitato dalle opposizioni, che si limitano soltanto a chiedere di più e di meglio senza indicare strumenti e risorse. Un clamore che contempla anche l’accusa per le tante leggi che nella legislatura oramai conclusa sono state approvate con il voto di fiducia, dimenticandosi di osservare che in un sistema bicamerale paritario e con maggioranze instabili e litigiose  l’unico modo perché la nostra democrazia possa arrivare ad una qualche conclusione è ricorrere al voto di fiducia ,che  mette fine all’ostruzionismo parlamentare di cui le opposizioni si sono abilmente servite. E’ per questo, per fare anche della nostra democrazia una democrazia decidente che ci si augurava che il popolo italiano approvasse  la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi. Ma poiché le cose con il referendum del dicembre scorso sono andate diversamente la polemica sui troppi voti di fiducia lascia il tempo  che trova. Poi c’è l’ultima trovata  di Berlusconi, che scimmiottando i 5Stelle, propone il reddito di dignità (sic), che dovrebbe equivalere a 1.000 euro mensili  per tutti, ma senza dire   quali siano le risorse da mettere in campo per raggiungere l’obbiettivo. In questo modo chi, avendo già governato in modo fallimentare l’Italia portando a paurosi livelli lo spread ed intasando i lavori del parlamento con le numerose leggi ad personam, vuole gabbare ancora una volta gli italiani sperando che non ricordino la promessa della grande rivoluzione liberale annunciata 20 anni fa e che è rimasta un grido nel deserto, perché di liberale nel paese i passati governi Berlusconi nulla hanno portato, essendosi anzi diffusi nella prevalente difesa di ogni corporativismo e facendo apparire il Bersani , ministro dei governi del centro sinistra,  con le sue “ lenzuolate” una sorta di Adamo Smith rispetto al Berlusconi di annata. Ed infine c’è Di Maio, sempre più non solo capo politico ma oramai di fatto  segretario di quello che si ostinano a chiamare ancora movimento anziché partito come è oramai diventato. Un partito che ha un non statuto, cioè  una sorta di dieci tavole  modificabili a piacimento a seconda di come il vento tira dalla parte della Casaleggio & Associati. Tutti questi nodi e tutte queste boutade da campagna elettorale permanente, come ci siamo abituati nel nostro paese, dovranno essere sciolti con le imminenti elezioni,  che, se possono rappresentare più di un’incertezza sul piano della costruzione di solide maggioranze di governo, certamente porranno finalmente fine al balletto di sondaggi, che rischia di fuorviare la vera volontà degli elettori. Ma il 2018 sarà anche l’anno in cui l’intero pianeta dovrà affrontare i temi veramente cruciali di questo secolo e cioè la guerra ,che ancora purtroppo infiamma molte contrade, e la miseria e la fame in cui vivono ancora troppe popolazioni del nostro bel pianeta. A parlare di queste cose sembra essere oramai rimasto solo Papa Francesco, vero ed unico leader mondiale in un mondo di troppi improvvisatori e di tanti leader più autocrati che democratici. Chi alza forte la sua voce per invocare una giusta pace in Palestina, chi richiama i leader mondiali ad affrontare con impegno e razionalità il divario tra Nord e Sud del mondo, che è la vera causa dell’affollarsi di tanti migranti nel Mediterraneo ? C’è solo Francesco che sappia rivolgersi ai potenti della terra perché non dimentichino quale debba essere il vero obbiettivo di ogni politica, che possa legittimarsi sullo scenario globale. E’ per questo che , pur presi dai problemi del  voto del prossimo marzo, pur disorientati dalle tante lingue della politica dei partiti, pur piegati dai problemi irrisolti del lavoro per i giovani , pur affannati dalle forti diseguaglianze ancora presenti nel nostro paese, dobbiamo essere grati a Papa Bergoglio, perché in questo difficile passaggio della vita dell’Italia, sa comunque indicare la giusta rotta da seguire come hanno saputo fare 2.000 anni fa i Re Magi seguendo la stella di Betlemme.

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