IMMIGRAZIONE: I RIMPATRI SONO SOLO UNA GOCCIA NEL MARE DI UN FENOMENO GIGANTESCO

‘’Non è fuor di luogo affidarsi anche al concetto di rimpatri’’: il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha sfoderato una novità strategica che, a dire il vero, è oggi nuova soltanto nella sua conclamata ufficialità, non nella realizzazione perché i rimpatri, magari alla chetichella, si fanno da parecchio tempo, addirittura utilizzando un fondo economico che per il 60% è europeo e per il 40% italiano.

Si tratta di impegnare parecchi milioni di euro perché i charter costano quel che costano e le scorte sono, naturalmente, pagate.

I rimpatri sono una vera soluzione? In realtà- osservano gli esperti- quest’idea progettuale affronta in minimissima parte il ‘’problema’’ delle ondate di immigrazione. Anzitutto perché si possono rimpatriare soltanto gli ‘’ospiti’’ che non sono meritevoli dell’asilo politico; in secondo luogo perché sono pochi i Paesi africani che, in virtù di accordi internazionali, accettano di riprendersi i loro cittadini scappati in fretta e furia. E comunque, al di là di ogni considerazione giuridico-solidaristica, il rimpatrio (ora scandito non dalle opposizioni, ma anche da Matteo Renzi) può avvenire soltanto al termine di lunghi mesi (dai 12 ai 15) di verifiche, più o meno burocratiche, indispensabili per identificare i nuovi arrivi e per comprendere se debbano essere considerati rifugiati o più semplicemente cercatori di una sistemazione economica. Intanto in quei mesi (un anno o poco più) gli immigrati, ammassati nei campi di raccolta, trovano la maniera (anche agevolata) di saltare un cancello e di disperdersi lungo la penisola alla ricerca di un rimedio (talora qualsiasi rimedio…., anche illecito cioè) oppure di un varco adeguato lungo le linee di confine con altri Paesi europei.

Il rimpatrio, dunque, ha soprattutto il sapore di un calmante accordato ad un’opinione pubblica che in parte appare inquieta per aver vissuto vicende sgradevoli, ma in gran parte viene stimolata dall’irruenza di una propaganda che tocca parecchie sensibilità.

In sintesi, sgrossando le riflessioni: i rimpatri non sono la soluzione, come non lo sono barriere o gli ostracismi ciechi e sordi. La gigantesca vicenda dell’immigrazione africana simbolo di questo secolo è tema che deve impegnare le intelligenze internazionali, chiamate, nelle sedi opportune, non ad eludere gli assillanti interrogativi grazie a qualche slogan carico di effetti sonori, ma, piuttosto, ad approfondire le radici di un ‘’fenomeno’’ che, chissà ancora per quanti anni, caratterizza la nostra epoca.

RINGHIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.