La destra, il populismo e i pericoli per la democrazia

di Pierluigi Castellani

E così il governo del cosiddetto cambiamento è naufragato per l’ostinazione di Salvini, assecondato da Di Maio, di voler ad ogni costo al Ministero dell’Economia il prof. Paolo Savona, ben noto per i suoi orientamenti anti- euro, che avevano già innervosito i mercati e fatto salire lo spread. Il Presidente Mattarella non ha voluto subire questa imposizione ed ha chiesto che a quel dicastero venisse  indicato altro politico espresso dalla Lega come il vicesegretario Giorgetti.

Naturalmente ed immancabilmente dopo la rinuncia del prof. Conte, presidente del consiglio incaricato, sia la Lega che i 5Stelle hanno gridato allo scandalo, perché in questo modo si sarebbe impedita la formazione del governo del cambiamento, addebitando la colpa al Presidente Mattarella, anzi i 5Stelle hanno addirittura chiesto l’impeachment del Capo dello Stato, richiesta alla quale si è subito associata Giorgia Meloni di FDI a dimostrazione di come nel populismo si annidi una concezione della democrazia molto vicina a quella della destra, che mal sopporta i pesi ed i contrappesi insiti in una democrazia di stampo parlamentare. Mattarella, come Capo dello Stato e quindi garante della Costituzione, ha tutte le prerogative in forza dell’art. 92 per contribuire alla composizione del governo, che non è interamente lasciato alla volontà del Presidente del Consiglio, proprio per quella funzione di garanzia che l’intera costituzione assegna al Presidente della Repubblica. E quindi parlare di impeachment quando l’art.90 della Costituzione prevede questa ipotesi solo “per alto tradimento o per attentato alla Costituzione” è un’assurdità al limite della follia solo buona per iniziare una campagna elettorale, che si vuole pericolosamente impostare in una contrapposizione con la massima istituzione della nostra democrazia. Ma l’ostinazione con cui Salvini ha detto” Savona o voto”, rifiutando una subordinata che portava il suo vice all’apice del dicastero dell’economia, forse sta anche a dimostrare che il capo della Lega voleva trovare un pretesto per abbandonare al suo destino il prof. Conte, indicato dai 5Stelle, per tornare rapidamente al voto, cosciente che l’unica cosa che gli riesce bene è quella di fare permanente campagna elettorale e non già  governare un paese come l’Italia  sulla base di un contratto-programma pieno di cose irrealizzabili. Tornare al voto per Salvini è stata quindi la migliore soluzione anche per non chiarire l’ambiguo posizione sull’euro. Insistere su Savona che ha previsto tra i vari piani anche quella dell’uscita dalla moneta unica quando questa cosa non è stata neppure oggetto della infuocata campagna elettorale , che del resto ha visto Salvini alleato di Berlusconi  garante  per lui presso i suoi amici del PPE, forse sta a significare che nel patto con i 5Stelle c’era anche qualcosa di non detto e non scritto, che portava però surrettiziamente ad abbandonare l’euro.

Questo gioco Mattarella lo ha fatto venire allo scoperto ed ora certamente sarà al centro della prossima campagna elettorale. Ma il pericolo sta non solo in un nuovo bipolarismo tra europeisti ed antieuropeisti, ma anche nella torsione pericolosa  cui in questa vicenda è stata costretta la nostra democrazia. Il populismo, sia quello delle piazze che quello della rete e dei click, tende al superamento della democrazia rappresentativa, che da sempre è quella che chiamiamo occidentale o liberal-democratica. L’incessante invocazione del popolo come unico giudice non solo nasconde la pochezza delle idee e della cultura di cui si nutre, ma anche vuole saltare tutte quelle intermediazioni, che la società e le strutture democratiche fino ad ora si sono date. Intermediazioni che possono essere sia il civismo con le sue associazioni, sia il parlamento con tutte quelle garanzie essenziali per la democrazia ,dalla magistratura indipendente al Presidente della Repubblica. Quando si sostiene che il richiamo al popolo ed al suo voto può giustificare e legittimare tutto significa che si è giunti a quella fase che Tocqueville chiamava dittatura della maggioranza. E non a caso gli alleati internazionali di Salvini sono tutti allineati con questa concezione pericolosa della democrazia che confina con l’autoritarismo, si chiamino Marine Le Pen, Viktor Orban o Vladimir Putin. E’ bene che gli italiani prendano coscienza di questo pericolo e non lascino che l’Italia venga piano piano allontanata da quell’occidente di cui è stata fino ad ora un caposaldo.

 

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