Il governo 5 Stelle – Lega alla prova dei fatti
di Pierluigi Castellani
Alla fine ce l’hanno fatta. Dopo una lunga ed estenuante sceneggiata ed approfittando della inesauribile pazienza del Presidente Mattarella alla fine Di Maio e Salvini hanno varato il loro governo. E’ un governo che vorrebbe essere del cambiamento ma di nuovo c’è solo il fatto che in Italia e nell’Ovest Europa è il primo governo nato da due populismi e che in più ha un’impronta decisamente sovranista, tanto da meritare il giubilo entusiasta di Marine Le Pen ed a quanto sembra l’astensione di Giorgia Meloni e dei suoi FDI. Tutto questo non fa che ulteriormente caratterizzare l’impronta di destra del governo leghista-pentastellato. Certamente non sarà un governo che farà bene all’Italia ed all’Europa, ma almeno farà chiarezza nei confronti dei tanti che, delusi dalla sinistra, si sono rivolti ai 5Stelle sperando in una loro caratterizzazione progressista. E pensare che appena qualche settimana fa c’era anche chi nel PD teorizzava un nuovo bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra incentrato su di un asse progressista PD-5Stelle.
Tutto questo è la conferma che il populismo di Salvini e Di Maio si nutre di quella cultura qualunquista, molto diffusa nel nostro paese, che è il terreno su cui prospera la destra. Ma questa è la democrazia. La nostra è una democrazia parlamentare e Lega e 5Stelle hanno tutto il diritto di rappresentare e guidare il paese dopo il voto del 4 marzo avendo la maggioranza nei due rami del parlamento rafforzata dall’astensione dei FDI. Ma rispetto al nuovo c’è ben poco. Dopo aver tuonato contro il governo dei tecnici non votati dal popolo ed essersi scagliati contro le élite alla fine hanno prodotto un esecutivo dove molti sono i tecnici non politici ad iniziare dal Presidente del Consiglio prof. Conte di cui è ignoto il profilo politico che assumerà guidando un governo, che deve attuare un contratto-programma già scritto da altri. Questa incognita rimane anche per i titolari di dicasteri importanti come quello dell’economia e degli esteri ed incombe su come funzionerà all’interno del governo la diarchia Salvini-Di Maio, che sono gli azionisti di maggioranza di questa compagine. Non dimentichiamo infatti che i 5Stelle e la Lega si sono confrontati duramente nella scorsa campagna elettorale e che quindi i loro elettori non hanno certo dato indicazioni perché si formasse un governo, che sommasse tante spinte contraddittorie su questioni fondamentali come la collocazione internazionale dell’Italia, le questioni del lavoro, dell’imposizione fiscale e dei lavori relativi alle tante infrastrutture di cui ha bisogno il nostro paese. E del resto anche i due personaggi fino ad ora non hanno certamente dato prova di coerenza e di affidabilità. Cosa pensare del tenue europeismo ed atlantismo a cui si è dovuto convertire il putiniano Salvini? E Di Maio continuerà alla testa di un dicastero, che assomma lo sviluppo ed il lavoro, a dare prova della sua incapacità a tenere ferma una posizione oltre le 24 ore? Fino ad ora Di Maio è stato per l’euro e contro l’euro, amico di Putin e recentemente anche lui convertito all’atlantismo, quasi amorevole discepolo di Mattarella e poi suo deciso accusatore fino alla richiesta di impeachment, poi frettolosamente archiviata, dando prova di uno spregiudicato tatticismo volto solo alla conquista del potere. E’ quindi dopo una continua giravolta di posizioni e senza un preciso e definito orizzonte, che si è arrivati a questo governo. Ora attendiamo che cosa saranno capaci di fare oltre che mettere continuamente in allarme i governi e le testate internazionali più autorevoli, allarme che ha fatto traballare le borse e risalire lo spread ed ha preoccupato i tanti risparmiatori italiani.