L’Italia alla prova del 4 marzo

di Pierluigi Castellani

Conclusasi l’affannosa e non indolore fase di compilazione delle liste e presentate le candidature siamo oramai nel pieno della campagna elettorale ,che si concluderà con la elezione del nuovo parlamento il 4 di marzo. Alla Corte d’appello dell’ Umbria sono state presentate venti liste di candidati sia per la Camera che per il Senato. E’ evidente che questa pluralità di formazioni politiche decise a conquistare un seggio in parlamento è un sintomo della frammentazione politica del paese, che contrariamente a quanto si può pensare aumenterà invece l’indecisione ed il disorientamento degli elettori. Si dirà che questa è la democrazia, ma quando la frammentazione politica rischia di condurre alla ingovernabilità del paese, tutto si può

immaginare meno che tutto questo conduca ad una democrazia stabile e funzionante. La democrazia infatti è discussione e confronto ma poi al dibattito deve seguire una qualche decisione perché altrimenti si rende vana l’affermazione contenuta nell’art.1 della Costituzione secondo il quale “La sovranità appartiene al popolo”. Se il popolo è il sovrano ebbene un sovrano per essere tale deve avere autorità riconosciuta, che si legittima con decisioni e provvedimenti in direzione dell’ interesse generale dei cittadini. Ma nel nostro paese dal 2006, cioè dall’abbandono della legge elettorale denominata “mattarellum” non si è trovato più il coraggio di giungere ,anche con sistema elettorale adeguato, ad una semplificazione del sistema politico italiano. Ora si deve scegliere il nuovo parlamento, tutte le forze politiche sono in campo mentre poco si parla di concretezza dei programmi nonostante i richiami del Capo dello stato e dei Vescovi italiani, e molto invece di inverosimili promesse elettorali. Ma i nodi oramai sono tutti al pettine. Ci sono questioni fondamentali che gli elettori sono chiamati ad affrontare. La prima riguarda la collocazione dell’Italia in Europa e nel contesto internazionale, la seconda attiene al modello di sviluppo che si vuole dare al paese, la terza  concerne il problema della sicurezza e dei diritti civili e la quarta, non certo ultima per importanza, è il nodo rappresentato dalle diseguaglianze sociali aggravate dalla globalizzazione senza regole in cui siamo immersi.

L’Europa non solo è un dato di fatto anche se alcune forze politiche di stampo populistico la vogliono mettere in discussione, ma anche un’opportunità perché solo con l’Europa, e con tutti i 27 paesi europei, possono essere affrontate le sfide imposte dalla globalizzazione. Senza l’Europa e la moneta unica il nostro paese sarebbe un vascello in balia di un mare in tempesta ove le ondivaghe posizioni dell’America di Trump, unite al redivivo imperialismo della Russia di Putin ed alla forza emergente ed attrattiva della Cina, finirebbero per farlo naufragare. E poi il paese vuole continuare a svilupparsi ed ad accrescere la sua forza lavoro (l’Istat questi giorni ci dice che la disoccupazione in Italia è scese ancora sotto l’11%) o farsi abbindolare dalle miracolose ricette di chi promette sviluppo con la flat tax o di chi vuole cancellare d’un colpo 400 leggi che renderebbero difficile fare impresa in Italia senza dire quali e senza dire come affrontare i temi dell’efficienza, della trasparenza e della difesa ambientale? Così il giusto tema della sicurezza dei cittadini può essere lasciato a chi pensa di risolvere il problema alimentando le paure e soffiando su di esse o a chi ha già dimostrato come si può coniugare sicurezza e legalità riprendendo ad investire sulle forze dell’ordine a cui è stato anche finalmente rinnovato il contratto e governando con fermezza e determinazione il tema dell’immigrazione senza venir meno all’imprescindibile dovere di salvare vite umane? Rimane poi il tema delle diseguaglianze sociali e della lotta alla povertà. C’è chi, a questo proposito, pensa al puro assistenzialismo e chi invece ritiene che questo problema vada affrontato con più lavoro perché ne va della dignità delle persone .Del resto con le misure adottate dal governo Gentiloni ,come il reddito di reinserimento, si è dato già un segnale che va nella giusta direzione. C’è poi da considerare che chi propone la flat tax, cioè un’aliquota fiscale uguale per tutti in pieno dispregio del dettato costituzionale che prevede la progressività dell’imposizione, è un novello Robin Hood alla rovescia, che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Per queste cose l’appuntamento del 4 marzo può rappresentare un vero spartiacque per il nostro paese. Mi auguro che gli elettori riflettano bene prima  di eleggere un parlamento ingovernabile o affidare il governo del paese a chi fino ad ora non ha certamente dato prova di aver ben compreso quale debba essere il futuro dell’Italia.

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