Gubbio, morto don Angelo Maria Fanucci, guida della Comunità di San Girolamo

GUBBIO – “Oggi è un giorno di grande dolore, mio e di tutta la città, che con don Angelo perde un riferimento per intere generazioni. L’esperienza di San Girolamo ha cambiato tutti coloro che ne hanno fatto parte, e ha consegnato a ciascuno di noi una visione altra del mondo, del cristianesimo, della politica e del modo di guardare agli ultimi della terra”: il sindaco di Gubbio Filippo Stirati ricorda così don Angelo Fanucci, scomparso questa mattina. “Era portatore di un messaggio dirompente – afferma – che includeva in nome degli ultimi, dei diversi, dei segregati: il suo pensiero e il suo vissuto sull’integrazione e sull’inclusione sono stati davvero sconvolgenti, così forti e rivoluzionari da non lasciare indifferenti neanche i più lontani”.
“Come guida della Comunità di San Girolamo era al massimo della forza – ricorda il sindaco – e non potrò mai dimenticare la sua lettura in classe della ‘Lettera a una professoressa’ di don Milani, così appassionata, dirompente, capace di mostrare a tutti noi angolazioni e prospettive diverse, nonché la possibilità di trovare alternative concrete alla vecchia idea tradizionalista e classista di scuola”.
Stirati, nel ricordare don Angelo Fanucci, sottolinea anche come l’esperienza di San Girolamo abbia letteralmente “trasformato la città di Gubbio, che negli anni ’70 fu un crocevia, un laboratorio di idee e di progetti fondati sull’idea della difesa degli ultimi e degli emarginati”.

 

“La nostra provincia si risveglia triste e più povera per la perdita di un uomo di Chiesa che ha saputo indicare ad intere generazioni nuove visioni culturali e spirituali”. Così si esprime oggi il presidente della Provincia di Perugia Luciano Bacchetta che, insieme al consigliere provinciale eugubino Stefano Ceccarelli, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di don Angelo Fanucci.

“Il ricordo che ci rimarrà – sono ancora le parole di Bacchetta – è di un religioso coraggioso, combattivo e capace di rompere gli schemi, entrando in sintonia soprattutto con le nuove generazioni, agli occhi delle quali ha interpretato un sistema diverso di valori e sensibilità. Il suo operato, anche in termini sociali con l’incessante impegno a favore della disabilità, lascia segni profondi sul tessuto non solo eugubino. E in chi lo ha incontrato e conosciuto più in profondità un’eredità importante che non può essere dispersa. Negli anni i suoi messaggi dirompenti non hanno lasciato indifferenti gli ambienti politici e culturali che con essi hanno avuto la possibilità e la fortuna di misurarsi. Il suo lascito pesante rimanga vivo e presente sul nostro territorio”.