Operazione “Grande Muraglia”: nel mirino della Procura ternana 20 commercianti cinesi. Frode da 7 milioni di euro per fatture false, sequestrate auto di lusso e diversi immobili

TERNI – False fatture alla base dell’inchiesta portata avanti dalla procura della Repubblica di Terni e dalla Guardia di Finanza. Un giro che sarebbe costato caro a venti imprenditori del settore tessile. Sette milioni di euro di frode fiscale. Tutti e venti gli indagati  – riconducibili a sette diverse società – sono di nazionalità cinese, e dieci di loro fanno parte della stessa famiglia, che vive e lavora da tempo a Terni.

Nell’operazione “Grande Muraglia”, in riferimento alla Muraglia cinese, sono stati anche sequestrati più di due milioni di beni.

Sigilli a diversi immobili, chiusi diversi conti corrente, nonché sequestrate diverse auto di lusso e circa un centinaio di macchinari per la lavorazione tessile.

Gli indagati operavano nel settore della produzione di articoli di abbigliamento, poi rivenduti ad una primaria azienda con sede in Centro Italia.
Nello specifico le “Fiamme Gialle”, all’esito di un’approfondita analisi della documentazione contabile acquisita, ed anche grazie ad attività di riscontro svolte in tutto il territorio nazionale, hanno individuato un articolato sistema di frode fiscale, quantificabile in oltre 7 milioni di euro, finalizzato all’evasione delle imposte sui redditi e dell’I.V.A.

Un “giochetto”, studiato a tavolino che avveniva attraverso la creazione di una serie di aziende “apri e chiudi” (caratterizzate da un turn over nell’attività produttiva di durata biennale), intestate fittiziamente a prestanomi di etnia cinese, succedutesi nel tempo negli stessi locali adibiti a laboratori/magazzini, mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, emesse da altre imprese sempre gestite da cittadini cinesi e con sede in provincia di Perugia, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

Mettevano in piedi documenti fiscali falsi, poi facevano perdere le proprie tracce,  “dimenticando” di presentare le relative dichiarazioni ai fini fiscali.
Sono stati segnalati 10 responsabili, di etnia cinese, facenti parte dello stesso nucleo familiare residente a Terni, per utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Altre 10 persone, anche queste di origine cinese, residenti in provincia di Perugia, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte sono state segnalate per aver emesso fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Su richiesta della Procura della Repubblica, che ha coordinato le relative indagini, il GIP presso il Tribunale di Terni ha disposto il sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca “per equivalente” per un importo di oltre 2.100.000 euro.

L’operazione posta in essere conferma l’imprescindibile ruolo della Guardia di Finanza quale forza di polizia economico – finanziaria e baluardo contro le
distorsioni del corretto funzionamento del sistema economico nazionale. Infatti, appare opportuno segnalare come le conseguenze del fenomeno rilevato non si limitino alla sola evasione fiscale,  ma creino notevoli effetti distorsivi alla libera concorrenza e al corretto funzionamento del libero mercato. Le aziende oggetto dell’indagine, infatti, grazie al meccanismo fraudolento posto in essere, erano in grado di offrire prodotti ad un prezzo inferiore rispetto a quello praticato dalle aziende che operano nel rispetto della legalità e della normativa vigente.

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