Truffa del falso incidente, due campani denunciati dai Carabinieri di Terni

FABRO – Si qualificavano Maresciallo dei Carabinieri o avvocato, e tramite una chiamata comunicavano che il figlio o il marito avevano causato un incidente stradale. Per risolvere la questione era necessario pagare subito una “cauzione”. La truffa ormai è ben nota, e le vittime sono per la maggior parte sempre gli anziani. Questa volta due 20enni pregiudicati campani sono stati denunciati dai militari.

Da settimane i Carabinieri di Orvieto tenevano sott’occhio i truffatori. La telefonata di pochi giorni fa non è andata a buon fine e la vittima prescelta, una signora di Fabro ha avuto l’immediata prontezza di chiamare il 112. La donna ha riferito ai militari di aver ricevuto una telfonata da un tale “Maresciallo” dei Carabinieri che la informava che la figlia aveva subito un incidente stradale e che aveva l’assicurazione scaduta. Per toglierla dai guai la signora avrebbe dovuto pagare subito 4.500 euro in contanti ad un avvocato che si sarebbe presentato da lì a poco a casa sua. L’impostore effettivamente è arrivato poco dopo ed appena si è intascato denaro e gioielli che la donna teneva in casa i militari hanno bloccato sia lui che il suo complice. L’intero bottino è stato recuperato.

I due complici, entrambi ventiduenni campani pregiudicati, sono stati denunciati in stato di libertà per truffa in concorso dai Carabinieri che nei prossimi giorni verificheranno il loro coinvolgimento diretto nelle precedenti truffe della stessa tipologia commesse in zona.

Il modus operandi dei due era sempre lo stesso ma per rafforzare la propria storia,il truffatore invitava anche i malcapitati a chiamare il proprio parente fornendo un cellulare da contattare. Qui scattava una seconda fase del raggiro. La vittima, che veniva anche bloccata al telefono di casa impedendo che qualcuno potesse casualmente parlarci, veniva in contatto con un altro complice che, spacciandosi alternativamente per avvocato o appartenente alle Forze dell’Ordine in base a come si era qualificato il “socio” nella prima chiamata, confermava il racconto. Per essere sicuro che la vittima parlasse solamente con il suo “compare”, il primo interlocutore non chiudeva la telefonata dopo la chiamata sulla linea fissa rimanendo di fatto, qualunque numero venisse digitato sulla tastiera, sempre in comunicazione con l’utente al quale veniva impedita la connessione con altre persone.

Se l’inganno andava a buon fine, bene. Ma se per qualsiasi motivo la truffa non funzionava, i due cambiavano rapidamente zona e ritentavano.

L’ultima fase della truffa prevedeva l’arrivo, immediatamente dopo, alla porta del malcapitato di uno dei due che, facendosi passare per l’avvocato o un suo incaricato della pratica, con grande capacità dialettica e di persuasione, convinceva la persona a consegnargli denaro contante e/o gioielli per pagare la fantomatica “cauzione”.

Carabinieri di Terni

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