Caso Arcudi, la linea prudente di Romizi non convince la maggioranza. L’opposizione attende, Pici medita l’uscita
PERUGIA – Per adesso il problema di Andrea Romizi ha un nome e un cognome: Nilo Arcudi. Il sindaco prende tempo, nella consapevolezza che la vicenda Ndrangheta può rappresentare per l’immagine e la tenuta della sua maggioranza un fattore di forte instabilità. La linea attendista del primo cittadino, in occasione del consiglio comunale di ieri, non ha convinto importanti settori dei suoi sostenitori e in molti si chiedono quale sarà la prossima mossa di Romizi per provare a disinnescare la mina prima che esploda.
In realtà, nel corso del suo intervento, Romizi si è preoccupato di allontanare ombre su di lui, dopo che uno dei coinvolti nell’inchiesta lo aveva tirato in ballo su un presunto pranzo che lo vedrebbe coinvolto. Così, nel giorno forse più difficile da quando è a Palazzo dei Priori, Romizi prova ad alleggerire la tensione sulla questione, in attesa di stabilire con gli alleati una linea comune.
Chi gli è stato vicino in questi giorni lo descrive come di cattivo umore e irritato con lo stesso Arcudi, dal quale si sarebbe aspettato un gesto di generosità nei confronti del resto della maggioranza.
Arcudi, oltre a confermare la sua estraneità ai fatti, ha fatto capire ai suoi suoi colleghi che non intende fare nessun passo indietro. Lega e Fratelli d’Italia hanno mostrato prudenza per non mettere a rischio la fragilissima tregua raggiunta ma la strada, per più di uno del centrodestra, sembra obbligata: Nilo Arcudi non potrà continuare per molto a sedere sullo scranno più alto di Palazzo dei Priori.
Nessuno della coalizione di governo vuole soffermarsi troppo sulla rilevanza penale dell’indagine, che spetterà alla magistratura, ma piuttosto sulla opportunità che Arcudi possa continuare a rappresentare la massima figura istituzionale di Palazzo dei Priori.
Le opposizioni, a loro volta, non hanno affondato il coltello, limitandosi a chiedere un passo indietro di Arcudi. A differenza di altre occasioni, forse meno importanti di questa, i toni sono stati molto più pacati e alla fine si sono limitate a sottolineare l’urgenza di una commissione antimafia da insediare in fretta. Linea questa che metterebbe d’accordo anche la maggioranza. Alla linea attendista di Romizi e del resto del consiglio comunale non aderisce il consigliere Massimo Pici, che senza se e senza ma, chiede le dimissioni di nIlo Arcudi. Dopo quanto avvenuto in questo ore, non è da escludere che il poliziotto Pici prenda armi e bagagli e se ne vada al gruppo misto, prendendo le distanze dalla stessa maggioranza di centrodestra.
All’indomani del consiglio comunale, resta la fragilità del dibattito in Aula, la fragilità della posizione del sindaco Romizi e l’isolamento, di fatto, del presidente del consiglio comunale Arcudi.